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Di un teatro, di un artista

Il film che inaugurò l’Ideal a metà degli anni ’50 fu interpretato da Arnoldo Foà

Quando nei giorni scorsi il telegiornale ha dato la notizia della scomparsa dell’attore-regista-doppiatore Arnoldo Foà, il pensiero è corso a quello che avevo scritto diversi mesi fa sull’Ideal, che ha visto esibirsi anche il grande artista ferrarese in un’incredibile coincidenza: non è stato soltanto uno degli attori a partecipare al film che ha inaugurato l’attività del cineteatro, ma anche uno dei protagonisti dell’ultimo spettacolo teatrale di alto livello in esso rappresentato. Non è mia intenzione risollevare la questione di una struttura fatiscente, probabilmente pericolante, che si erge nella piazza centrale sotto gli occhi di tutti e che si presenta come un brutto biglietto da visita per coloro che transitano per la piazza sia per l’aspetto urbanistico che per quello culturale, considerato cosa questa struttura ha rappresentato per la nostra città per un ampio lasso di tempo dello scorso secolo. Un’istituzione che è stata per tanti anni un richiamo per i paesi vicini e ha contribuito a diffondere attraverso i proprietari, fratelli Troncone (principalmente Ettore, Manfredi e Carmine), la cultura cinematografica e quella più popolare della rivista-spettacolo, e che negli ultimi decenni della sua attività si era aperta in modo organico sotto l’aspetto organizzativo alla realizzazione di cartelloni teatrali di livello nazionale, anche sull’onda del successo riscosso dal teatro di prosa promosso dalle feste dell’Unità e concretizzatosi con la creazione di un gruppo giovanile. Per un discreto periodo le tavole di quel palcoscenico erano state calcate da compagnie teatrali primarie portando ad Atripalda il meglio non solo italiano, proponendo stagioni che nemmeno nella città capoluogo si riuscivano a realizzare. Un teatro non piccolo, 650 posti a sedere, sempre affollato che decretava maggiormente il successo dei lavori proposti. Trovavano spazio anche esperienze autoprodotte che hanno visto nella metà degli anni ’80 la partecipazione attiva di ragazzi e giovani, anch’esse premiate da un significativo successo: ricordo in particolare quello riscosso da un gruppo locale durante una festa dell’Unità di quegli anni che presentò un testo non certamente leggero: “Casa di bambola” di Ibsen. Una realtà che corrispondeva a un’esigenza ben precisa della popolazione: ricordiamo infatti che la prima collocazione del cineteatro si ebbe nel salone del Consiglio comunale del Palazzo di Città per poi passare nell’ala sinistra, rispetto alla facciata, della Dogana dei Grani, e definitivamente nel 1954 nella sede attuale di Largo dei Tigli, ai tempi estremamente moderna nelle linee architettoniche. Una piccola curiosità: per la prima volta venne utilizzato ad Atripalda il cemento armato per la realizzazione dei pilastri portanti dell’ampio salone d’ingresso – particolare di pregio se considerato che esso venne per anni riprodotto sulle cartoline illustrate di Atripalda –, il resto della costruzione in special modo i muri perimetrali vennero realizzati in pietra di tufo su cui poggia un’ardita capriata per l’ampia sala senza pilastri interni. Per chi era giovane durante gli anni di attività del teatro è facile ricordare l’affollamento che si registrava nei giorni festivi, specialmente il sabato e la domenica in cui, per poter accogliere tutti gli spettatori, era addetto all’ingresso forzato attraverso spinta, alla stregua della metropolitana giapponese, il compianto e robusto Pasquale Nappa.

Ritorneremo a scrivere del cineteatro Ideal perché ritengo che non sia stata tratteggiata come merita la funzione culturale che esso ha rivestito negli anni da quando Raffaele Troncone, pittore e fotografo nei primi decenni del novecento, credette nel potente mezzo espressivo rappresentato dalla cinematografia divenendo uno dei pionieri di questa forma di spettacolo in Irpinia. Ma, come ho scritto all’inizio, tanti sono stati gli artisti che si sono esibiti ad Atripalda, tra cui Arnoldo Foà. Il film che inaugurò l’Ideal a metà degli anni ’50, proiettato in anteprima nazionale, è stato “Il cardinale Lambertini” interpretato da Gino Cervi, Virna Lisi, Tino Buazzelli e proprio dallo stesso Foà. Il nostro cineteatro annovera dunque anche la partecipazione di quello che è stato unanimemente considerato una colonna portante del teatro e della cinematografia nazionale. Foà è riuscito a imporsi per la sua bravura già durante il fascismo nonostante abbia subito discriminazioni per le sue origini ebraiche, ha recitato opere di tutti i grandi autori classici e molte di autori emergenti nonché sue opere, ha partecipato come protagonista a oltre cento film e a innumerevoli serie televisive di grande successo. Pur essendosi completamente dedicato alla sua professione, Foà si è impegnato anche nella società civile, come ha volutamente sottolineato il Presidente della Repubblica in occasione della sua scomparsa. A questo proposito va ricordato anche l’ultimo spettacolo teatrale che tenne all’Ideal soprattutto per le interviste che in tale occasione diede alle tv locali, durante le quali denunciò con passione e fermezza le difficili condizioni del cineteatro. La sua partecipazione alle sorti di quest’ultimo era convinta, a tratti anche veemente: fu una grande lezione per Atripalda circa l’importanza di un teatro per la cultura di una comunità e sull’inaccettabilità di una sua scomparsa. Pur essendo abituato all’impetuosità di interventi politici di tutti i tipi, quella denuncia – vero e proprio atto d’amore per il teatro e indirettamente anche per la nostra città – così sentita è scolpita nella mia memoria, rimanendo un monito per tutti  noi, che abbiamo l’obbligo anche per questo di ricordare, nel nostro piccolo, un grande artista e un grande uomo.

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