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E Zeza cantava

Il sano divertimento dei tempi passati è ormai un lontano ricordo

Mentre scrivo il carnevale non è ancora finito, anche se quest’anno in città non sembra sia stato molto al centro dell’attenzione, complice di sicuro un andamento climatico non favorevole. Sembra che negli ultimi tempi tale ricorrenza abbia perso il fascino e smesso di creare entusiasmo, se non fosse per i vestitini dei bambini non ci sarebbe davvero molto da notare. Il sano divertimento dei tempi passati è ormai un lontano ricordo e quello che è rimasto va cercato nelle comunità dei piccoli paesi della provincia dove lo spirito autentico, al di là del ritorno economico, sembra rimasto intatto. Non è comunque una cosa da poco: l’Irpinia dei cento paesi è anche ancora l’Irpinia dei cento carnevali. Una festa che non ha una caratterizzazione univoca, ma che è diversa da paese a paese e, nonostante copie e ripetizioni, nella maggior parte presenta tratti di effettiva originalità. L’esempio per eccellenza è quello del Carnevale di Montemarano che richiama durante il periodo migliaia di forestieri accolte con generosa partecipazione dalla popolazione. Tutto è imperniato sulla musica della tarantella: suoni, balli, canti e il corteo processionale che si snoda lungo il paese ne fanno un caso unico anche per la sua particolarità che consiste nel non ammettere forestieri nel corteo, tutti quelli che provengono da fuori avranno modo di divertirsi attraverso il ballo all’interno di pubblici locali. Per chi vuole documentarsi consiglio un’interessante lettura del volume di Annabella Rossi e Roberto De Simone Carnevale si chiama Vincenzo oppure il celebre Lo cunto de li cunti di Giovanbattista Basile. Oltre a quello di Montemarano, il carnevale è diffuso in quasi tutti i comuni irpini, alcuni dei quali riescono, con una viva partecipazione da parte della popolazione, ancora a organizzare la Zeza come Mercogliano, Bellizzi Irpino e Montemiletto. In queste realtà il coinvolgimento deve essere totale perché bisogna contare su un lavoro comune per realizzare un vero e proprio spettacolo che, nonostante si mantenga nelle sue caratteristiche originali e su certi automatismi consolidati, risulta sempre abbastanza complesso. Ancora oggi viene rispettata la regola che i protagonisti siano tutti maschi nonostante a volte sembra di trovarsi dinanzi ad autentiche bellezze femminili, e non è raro notare, accanto a costumi realizzati in tempi recenti, alcuni che risalgono ai secoli scorsi.

Ma come si presentava il carnevale ad Atripalda? Tale ricorrenza non ha avuto nella nostra città una forte caratterizzazione, forse per il fatto che attraeva la maggior parte delle rappresentazioni di paesi del circondario che trovavano nella nostra piazza la ribalta necessaria per la maggiore visibilità possibile; non vi era Zeza o gruppo di qualsiasi tipo che non si soffermasse ad Atripalda. Era abbastanza usuale che si esibissero contemporaneamente più gruppi che trovavano adatti oltre alla piazza principale anche altri spazi nel centro antico. Animatore principale del carnevale atripaldese era un eclettico personaggio particolarmente portato a organizzare eventi di tutti i tipi: Sabino Falconieri. Molta notorietà ebbe il cosiddetto “carrettone”, una sorta di palco mobile su un carretto dove venivano rappresentate delle divertenti piecès. Nel cinema Ideal allora ubicato nei locali laterali della Dogana dei Grani venivano organizzate serate danzanti tanto apprezzate che l’Amministrazione comunale del tempo dovette mettere a disposizione il grosso salone dove si svolgeva il Consiglio comunale per dare modo anche a chi veniva da fuori, principalmente da Avellino, di potervi partecipare. Dopo questa stagione si sono susseguiti anni in cui l’interesse per il carnevale ad Atripalda è andato scemando, fino ad arrivare agli ultimi tempi in cui sulla piazza e per le vie della città si son viste soltanto delle singole maschere di ragazzi. Anche i tentativi da parte di gruppi di giovani tesi a organizzare qualcosa di più coinvolgente andrebbero maggiormente incentivati e supportati, se si vuole riportare anche nella nostra città lo spirito goliardico del Carnevale e fare diventare questa ricorrenza un’occasione di socializzazione, di scambio culturale e perché no, anche di promozione turistica ed economica.

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