Giovedì, 18 Apr 24

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Il prezzo del dissesto

La Corte dei Conti ci “osserva” e il rischio default si fa più concreto

Ormai sembra solo una questione di tempo: un anno, al massimo due, e l’Amministrazione comunale dovrà dichiarare dissesto finanziario. I debiti accumulati negli ultimi anni (l’ultimo dato era di più o meno 9 milioni di euro), il disavanzo del bilancio 2011 che fra qualche giorno sarà certificato in Consiglio comunale (circa 3 milioni di euro), la perenne mancanza di liquidità e l’arrivo di norme più stringenti sulla tenuta dei conti pubblici non lasciano troppe speranze. Soprattutto se il Centro servizi non troverà, quanto prima, un acquirente. Il nostro Comune, dopo essere finito sotto la tutela della Corte dei Conti (a cui deve essere inviata una relazione trimestrale dopo la scoperta di “gravi irregolarità e comportamenti difformi dalla sana gestione finanziaria” riscontrati nei bilanci che vanno dal 2009 in poi), è ad un passo dal precipizio. Quanto sia profondo il precipizio rappresentato dalla dichiarazione di dissesto finanziario non abbiamo gli strumenti per dirlo (ma ce lo faremo spiegare quanto prima da un tecnico), tuttavia forse è giunto il momento di aprire una seria discussione sulla necessità e sull’opportunità di valutare questa strada come la più giusta e corretta, aldilà di calcoli e convenienze di parte, nell’interesse dei cittadini.

La pesante situazione economica in cui versa il Comune rende l’orizzonte sempre più offuscato e favorisce iniziative di corto respiro più che di prospettiva. A peggiorare la situazione ci sono i due imminenti pronunciamenti del Tar che rendono il futuro della maggioranza (quote rosa) e dell’opposizione (presentazione delle liste) molto incerto. I più pessimisti sostengono che la “resa dei conti” non sia troppo lontana, anche se pochi hanno capito bene quali siano i conti da regolare e fra chi. E, sotto questo profilo, l’inasprimento dei rapporti fra le rappresentanze consiliari della città non è un buon segnale anche se è giusto sottolinearlo, il clima di veleno che si registrò dopo le elezioni del 2007 resta inarrivabile (con le conseguenze che tutti hanno potuto verificare). Tuttavia, registrare che gli interessi della città hanno sempre due o più facce non è mai confortante.

Registriamo, invece, con piacevole sorpresa che il sindaco Spagnuolo ancora non ci ha tolto… il saluto. Negli ultimi numeri non siamo stati molto teneri nei suoi confronti (e non lo saremo perché proprio non ci riusciamo), ma alcuni dei suoi predecessori (Rega e Laurenzano) per molto meno hanno recitato e fatto recitare a chi gli stava intorno la parte degli offesi. L’attuale primo cittadino, sotto questo profilo e nonostante la più giovane età, ha già insegnato qualcosa a chi lo ha preceduto: il rispetto dei ruoli e delle opinioni. Ne siamo davvero contenti perché significa che forse qualcosa in cui costruire una prospettiva c’è e che, nonostante tutto, la stagione che si sta affacciando regala un po’ di sano ottimismo. Tuttavia, il tempo passa in fretta e Spagnuolo ha il dovere di far capire a tutti e velocemente di che pasta è fatto perché, così come hanno dovuto registrare i suoi predecessori, i problemi di Atripalda non si risolvono non leggendo più i giornali.

A proposito di giornali e di questo giornale, dal prossimo numero “il Sabato” costerà 50 centesimi in più (l’abbonamento 10 euro in più all’anno). Quella che avete fra le mani si avvicina molto alla versione che immaginavamo definitiva dopo la scelta di cambiare formato e impostazione: foto a colori, maggiore riconoscibilità grafica e altro ancora mirano a dare a questo giornale un ulteriore tocco di modernità. L’ultimo aumento risale a circa 15 anni fa (da 500 lire a 1000 lire, poi divenute 50 centesimi di euro) ed era indispensabile, soprattutto dopo gli sforzi necessari al rinnovamento in atto, intervenire sul prezzo di copertina. Ce la stiamo mettendo tutta per andare oltre le abitudini senza cambiare le nostre: speriamo che anche voi non cambierete le vostre… In ogni caso, vi ringraziamo per averci dato finora la possibilità di esistere.

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