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Avanti così, alla cieca

Gli equilibri politici sono saltati e nessuno può dire con certezza cosa accadrà

Quello che si prospetta è un lungo periodo di incertezza politico-amministrativa. La decisione del sindaco Spagnuolo di lasciare il suo vecchio partito per approdare nell’orbita montiana ha creato, sta creando e certamente creerà ancor di più in futuro molti problemi in seno all’attuale maggioranza di governo. La scelta è stata troppo repentina per coglierne le ragioni più profonde (escludendo che si sia stata fatta - come si sussurra - solo per ottenere una candidatura al Consiglio regionale fra due anni), ma è doveroso pensare che il sindaco abbia fatto bene i suoi conti prima di compierla e cioè che abbia escluso di consegnare la città e le istituzioni alla stessa agonia già vissuta nell’ultimo anno dal suo predecessore. Dunque, fino a prova contraria, Paolo Spagnuolo ha deciso di virare consapevolmente ritenendola la cosa più giusta da fare per sé e per la città, che aspetta, ormai da troppo tempo per la verità, condizioni decisamente migliori. Il cerino, però, non è nelle mani del sindaco, bensì dell’Udc, il suo vecchio partito, che, dopo lo stordimento iniziale, pare abbia abbandonato l’iniziale idea di mettere in atto un colpo di coda insieme all’opposizione, sia perché è uscita annichilita dalle urne, sia perché un eventuale rompete le righe significherebbe un anno di commissariamento. E non conviene a nessuno, perché passerebbe troppo i tempo per sperare di raccoglierne i risultati, perché ci sono i 5 stelle sull’uscio e perché rientrerebbero in gioco tutti coloro i quali per ragioni diverse sono rimasti fuori dall’ultima competizione elettorale. La data entro la quale era possibile provocare lo scioglimento anticipato del Consiglio comunale per andare al voto insieme ad Avellino (26 e 27 maggio) è passata da un pezzo (24 febbraio, fonte prefettizia), dunque il risultato di questo lungo e tormentato periodo è che si andrà avanti così, alla cieca. Al tempo stesso nessuno è disposto a giurare che si potrà andare avanti molto a lungo, men che meno fino alla fine del mandato consiliare che scade nel 2017. Solo a pensarci c’è da star male. Seppure disorientato e confuso, pare, insomma, che l’Udc, che in Consiglio comunale conta quattro consiglieri (cinque con Musto in procinto di aderirvi), e quindi in grado di far saltare ogni volta il banco, abbia deciso di svolgere il ruolo di opposizione interna, nel senso che d’ora in avanti, venuta meno la garanzia politica del sindaco, voglia far valere tutto il proprio peso numerico per orientare le scelte amministrative, dettare i tempi e limitare la capacità di manovra di un sindaco che, evidentemente, risponde solo a se stesso quando non riesce a farlo alla città. Ci riuscirà? Per come è conciato e per ciò che si è visto finora non si direbbe che l’Udc abbia la forza e la lucidità necessarie, tuttavia quantomeno ci proverà e già questo basta e avanza per arrivare a concludere che il destino della città è appeso ad un filo. In teoria resta ancora in piedi la tentazione del dissesto se almeno nove consiglieri comunali, con un atto di forza consiliare, riuscissero ad approvare la dichiarazione di dissesto finanziario che avvierebbe le procedure di legge, ovvero l’arrivo di un commissario prefettizio che rimetta a posto i conti del Comune, lasciando al sindaco solo l’ordinaria amministrazione. Ma anche questa è una ipotesi di scuola, a cui nessuno ha pensato realmente perché significherebbe, di fatto, perdere quel potere che, poco o tanto, fa sempre comodo a tutti.

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