Giovedì, 28 Mar 24

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I funerali di suor Letizia concelebrati dal vicario vescovile (fotogallery)

Con don Enzo e don Jean Claude c’era anche don Sergio Melillo. La Sala ha letto i versi di Bonazzi, Del Mauro critica l’assenza dell’Amministrazione comunale

I funerali di suor Letizia

Una piccola folla, composta e addolorata, ha salutato suor Letizia ieri mattina ai funerali concelebrati dal vicario vescovile, don Sergio Melillo, dal parroco don Enzo De Stefano e da don Jean Claude Ndayishimiye nella piccola chiesetta di San’Anna. Insieme alla famiglia, con il fratello Giuseppe e le sorelle suor Carla e suor Albina, si sono viste tante persone di Atripalda che avevano avuto modo di conoscere ed apprezzare le doti umane e cristiane di Maria Gerarda Giuseppina Roselli, nota come suor Letizia, l’ultima madre superiora del convento di Maria SS. della Purità di via Cammarota, spentasi ieri all’età di 82 anni a causa di un tumore.

«“Nella mia vita ho sempre fatto tre cose: ubbidito, sofferto e perdonato” - sono le parole della madre superiora che don Enzo De Stefano ha ricordato durante il rito funebre -. Tre verbi del vocabolario cristiano che rappresentano il testamento spirituale di suor Letizia - ha proseguito il parroco -, che preferiva di gran lunga prima ascoltare e poi parlare, senza mai giudicare. Le suore hanno svolto un’opera meritoria custodendo il convento e facendone un luogo molto importante dal punto di vista sociale. Oggi sembra finire un’epoca, ma la storia non finisce. Esistono alcuni progetti che il vescovo si sta preoccupando di seguire affinché l’istituto vada avanti. In questo periodo che suor Letizia è stata all’ospedale di Solofra ho ammirato la dedizione di suor Albina, la sorella, che non l’ha mai lasciata, né di giorno e né di notte. Qualcuno si è chiesto perché le ultime ore della sua vita suor Letizia non le abbia trascorse nel convento. La risposta è che non era possibile trasportare la madre superiora. Colgo l’occasione per ringraziare - ha concluso don Enzo - le due persone che formano il Consiglio di amministrazione della fondazione “Volto Santo” che sono state sempre presenti e che continueranno certamente ad interessarsi del convento».

Poi è intervenuto Lello La Sala, l’unico esponente ‘politico’ insieme al consigliere Massimiliano Del Mauro, presente ai funerali: «La città di Atripalda deve ringraziare suor Letizia, custode straordinaria dell’istituto voluto nel 1660 da Donna Delia Laurenzano come luogo di educazione e formazione di fanciulle, ma anche di fede e di laboriosità. Il convento ha anche rappresentato una grande scuola di ricamo, vere e proprie opere d’arte sono nate qui. Vorrei dedicare a suor Letizia i versi che il nostro concittadino Alfredo Bonazzi ha scritto dopo la morte di papa Giovanni XXIII: “Ci eravamo appena intravisti / e già trepidi gli occhi supplicavano … /di non scandire / il battito del tuo cuore / Ci hai lasciati inermi di bontà / nel cordoglio di parole / Ti vedemmo andar via / sollevando i piedi: / volevi che non sentissimo / l’eco luminosa dei tuoi passi”».

Il consigliere Massimiliano Del Mauro, invece, ha affidato a Facebook le sue considerazioni a caldo: “E’ da qualche minuto terminata la cerimonia religiosa con cui è stato dato l'estremo saluto a Suor Maria Letizia. Ci hanno lasciato ormai tutte le Suore e nasce quindi l'obbligo di non far morire un'istituzione come quella del convento di Santa Maria della Purità. Centri sociali, sindacati ed istituzioni filantropiche non hanno mai fatto e mai potranno fare quello che per la nostra comunità hanno fatto le Suore. Il convento ha sempre rappresentato un punto di riferimento ed un vero ammortizzatore sociale. Migliaia sono state, dalla fondazione ad oggi, le famiglie che hanno vissuto grazie all'aiuto che silenziosamente veniva loro dato dalle Suore. Tante le persone che, negli ultimi anni, hanno trovato supporto nelle religiose che fornivano vestiario e generi di prima necessità a chi, magari per la recente crisi, non era in grado di garantire la quotidianità alla propria famiglia. Erano abili, garbate e discrete quando contattavano i più fortunati e reperivano fondi per aiutare i bisognosi. In tanti questo non lo hanno mai saputo ecco perché è importante promuovere iniziative che pubblicizzino l'importanza sociale del convento di Santa Maria. Tutto ciò non è in linea con lo stile riservato avuto sempre dalle sorelle, ma può essere di aiuto affinché Atripalda non abbia tra qualche anno un nuovo monumento all'incuria, all'insensibilità al degrado sociale-culturale-urbanistico. Dispiace infine l'assenza dell'amministrazione che non ha avvertito il dovere di partecipare in forma ufficiale alla funzione”.

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