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Azienda ortofrutticola, scattati nuovi sequestri

I carabinieri sono tornati ed hanno “sigillato” celle frigorifere e castagne semilavorate

Nuova tegola per l’azienda ortofrutticola di Via Pianodardine. Dopo il provvedimento di sequestro preventivo dell’area di lavorazione per irregolarità nello smaltimento e per difformità urbanistiche è in arrivo un'altra gatta da pelare.

Il primo provvedimento, eseguito dai carabinieri su ordine della Procura della Repubblica, fu eseguito all’inizio di novembre dopo una lunga indagine partita nel marzo del 2013, a seguito di diverse segnalazioni. A novembre i carabinieri accertarono irregolarità inerenti allo stoccaggio e lo smaltimento degli scarti della lavorazione per mezzo di una caldaia a biomassa.

Dalla verifica insieme ai militari del NOE di Salerno emersero però anche irregolarità alla struttura che era in fase di ampliamento; inoltre furono riscontrate delle difformità urbanistiche poi accertate anche dall’ufficio tecnico del comune di Atripalda.

I carabinieri sono tornati in azienda la settimana scorsa per dare un’occhiata proprio alle celle frigorifere che sono all’interno della vecchia area di produzione: le celle all’interno contengono anche la frutta e le castagne sottoposte a una prima lavorazione.

Secondo indiscrezioni gli ispettori del NAS di Salerno avrebbero riscontrato alcune irregolarità nello stoccaggio della frutta all’interno delle celle frigo; la cosa fu già accertata nella prima ispezione. Ora i militari hanno posto sotto sequestro le celle della vecchia area di produzione e i diversi quintali di castagne semilavorate all’interno. Non solo: i militari hanno impedito l’accesso alla vecchia area ai preposti e tutti i dipendenti perché non ci sono i requisiti minimi di sicurezza.

Il Giudice per le indagini preliminari al momento di firmare il primo decreto di sequestro preventivo stabilì anche il tempo massimo per sanare i vizi in sede amministrativa anche per consentire agli operai di ultimare la produzione. In sostanza entro la fine di gennaio l’azienda dovrà sanare tutte le inadempienze. Già dopo il primo sequestro preventivo la ditta attraverso un comunicato ha precisato che non vi era stato alcuno smaltimento abusivo e pertanto contentava l’inquinamento ambientale. Per quanto riguarda l’ampliamento contestato in sede amministrativa, per la ditta i presunti abusi sono figli di quelle revoche di permesso in sanatoria, cosa che è già al vaglio del TAR.

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