Venerdì, 19 Apr 24

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Quel ragazzo di Atripalda...

Raffaele carissimo,

lascio alla tua sensibilità per comprendere la mia sincera commozione nel leggere riga per riga il tuo lavoro nel dare alle stampe le Storie e le immagini di Atriplada, risalendo con certosina memoria ai primi del ‘900 e andando ancora a ritroso nei secoli precedenti. Potevo non prendere la tua mano amica per lasciarmi guidare, come cieco sopraffatto dall’emozione, nei meandri del passato, del mio e di tutti i miei compaesani. Con il libro davanti e le mani alle tempie mi sono visto proiettato nelle vie, nei vicoli, nelle piazze del mio paese, lasciando alla memoria, racchiusa oggi nel cuore malandato, di sostare nei volti dei miei compagni di infanzia, la maggior parte dei quali ha chiuso il diario della vita terrena. Non trovo parole, io che ho caratterizzato la mia avventura umana con la professione di giornalista e di intellettuale votato alla poesia, per confidarti che mi sono rivisto fanciullo in via Santa Maria alle prese con la fame della guerra e con le “centrelle” sotto le scarpe per evitarne un affrettato consumo (debbo alla tua telefonata di ieri sera, festa del nostro “Santo Savino…, il ricordo delle tante scivolate sulla cera delle frequenti e solenni processioni a causa delle scarpe chiodate…). Grazie Raffaele, per la lunga e appassionata analisi da te fatta come introduttore, come osservatore, animato da un sentimentalismo mirato ad introdurre il lettore, atripaldese o meno, in un passato e in un presente di un paese che, pur tumefatto da vicende sismiche e determinanti differenze di povertà e di ricchezze, è ancorato nel cuore di chi è stato costretto ad emigrare. Nelle diverse rubriche di colloqui con il pubblico tenute sui vari e importanti riviste e giornali, la mia fama di poeta nato dietro le mura massicce di un penitenziario è stata ingigantita dalle liriche dedicate alla mia infanzia, a quell’età bianca di neve fatta di niente e di tutto. Bellissima la tua chiusa: … destino e metafora della nostra esistenza… Ti ho promesso di scriverti a lungo, dammi solo il tempo di cercare nel profondo della mia anima il sentimento oggi fuori moda per dare la parola a quel ragazzo di Atripalda che ancora mi rovista nel cuore alla ricerca di quei papaveri che si stampava sulla fronte…

Alfredo Bonazzi

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