logo






Quella sosta non è un privilegio

Egr. Direttore,

Le chiedo un po’ di spazio sul suo settimanale, per alcune precisazioni che ritengo opportune, se non necessarie, nell’approssimarsi della festività del nostro Patrono San Sabino.

Il 16 Settembre, così come ogni anno anche il 9 Febbraio, come noto a tutti, nel corso della processione la statua del Santo sosta, per qualche secondo, in Via Francesco Rapolla, in prossimità dell’edificio ora segnato dal numero civico 18, un tempo di proprietà del giureconsulto Francesco Rapolla, a cui la strada è intestata, ora di proprietà mia e dei miei germani, disabitato dalla data del terremoto.

Tale consuetudine si ripete da circa un secolo e la statua prima che venisse portata su un carro, entrava addirittura nell’androne del palazzo sino a raggiungere il piede della scala.

Immagino che il motivo di quella sosta sia sconosciuto a gran parte dei cittadini, soprattutto a quelli che non hanno origini atripaldesi, per cui ritengo doveroso darne spiegazione al fine di scongiurare il sospetto che costituisca un privilegio riservato alla mia famiglia.

Verso la fine della prima guerra mondiale (1915 - 1918), o subito dopo, in tempi piuttosto turbolenti e in occasione di lavori alla Chiesa, verificatosi anche un tentativo di furto, l’Arciprete del tempo, per motivi di sicurezza, chiese al mio nonno materno, Notaio Sabino Mottola, di ospitare la statua del Santo (che, si sa, è di argento) nella predetta casa, allora di sua proprietà.

E l’ospitalità-custodia si protrasse a lungo.

Così pure, lo preciso per incidens, nella casa fu ospitato per anni anche il quadro della Madonna delle Grazie, che mia madre fece restaurare a sue spese, e pure quella ospitalità, a seguito del terremoto, si protrasse sino al momento dell’avvenuta ricostruzione della cappellina, allorché il quadro, consegnato al Parroco, Arciprete Don Antonio Testa, fu ricollocato al posto che Gli competeva.

In conclusione, tornando alla processione di San Sabino, la sosta in Via Rapolla, voluta dall’Arciprete del tempo, avviene da allora soltanto perché la Statua si trova a transitare dinanzi a quella che per un lunghissimo tempo fu anche la sua casa.

Dunque, nessun privilegio.

Spero che ciò tranquillizzi […] chi periodicamente ed ossessivamente richiede all’ottimo Reverendo Don Enzo De Stefano l’abolizione di un inesistente privilegio.

Ringrazio con tanta cordialità

Matteo Anzuoni

Stampa