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C’era una volta la famiglia

L’età della famiglia, intesa come genitori e figli, è di oltre duemila anni. La storia, nel corso dei secoli, l’ha messa alla prova, l’ha plasmata, arricchita, discussa, allargata, esaltata, ma ridimensionata come negli ultimi tempi mai. Ridotta nell’angolo, esamine, versa in gravi condizioni; eppure ha rappresentato il fulcro del pensiero cristiano cattolico. Ma che sarà mai successo? I problemi sono cominciati con l’avvento della televisione commerciale. Per di più i mezzi di comunicazione di massa hanno condizionato il pensiero delle giovani generazioni. Si sono studiate le abitudini, le tendenze dei giovani non per quanto attiene le inclinazioni professionali e culturali in genere, ma piuttosto per quanto riguarda i possibili consumi. Lo scopo, manco a dirlo, stava nella possibilità del profitto intercettando i consumi possibili. Tutto è ricondotto alla possibilità di guadagno, in una parola: al vile denaro. La crisi economica ha reso tutto più difficile e ciò che appariva scontato è stato messo in discussione ed anche i ruoli, per meglio dire i pilastri, i genitori, hanno cominciato a vacillare quando un genitore esorta un figlio allo studio con la prospettiva di una professionalità gratificante e le sue parole, smentite dai fatti, cadono nel vuoto. Tale situazione si è verificata perché la politica, attraverso le sue scelte non è stata in grado di creare i presupposti perché tutti potessero aspirare concretamente a un posto nel mondo del lavoro che desse loro gratificazione e rispetto in funzione del merito. I giovani sono approdati ad altri lidi dopo che sono cadute alcune certezze solido. Il miraggio del guadagno facile reso necessario dagli stereotipi di consumi sempre più stringenti ha gettato alcune adolescenti sempre più nella prostituzione giovanile che è quanto di più triste una società possa avere. Una ragazzetta che si prostituisce per denaro ha inconsapevolmente toccato il fondo e questo non deve essere tollerato, non si deve lasciare che succeda. Non deve apparire normale ciò che normale non è, e questo senza essere bacchettoni. La politica ha naturalmente le sue responsabilità a cominciare da capi di governo che esortavano le ragazze a trovare un buon partito trascurando tutto il resto, per finire agli amministratori locali che non sono stati capaci di intercettare le opportunità che il territorio offriva. Nello specifico nella mia cittadina, Atripalda, che ha chiare peculiarità commerciali, si è trascurato un volano unico nel suo genere. Gli scavi archeologici della Civita secondi forse solo a Pompei: bisognava fare carte false, ma la Pompei dell’Irpinia andava riportata alla luce, valorizzata, inserita nel circuito turistico con un ritorno eccezionale per la città. Inoltre andavano organizzati spazi museali, convegni, andava creato l’interesse e chiamati tutti alle loro responsabilità. Così si potevano creare opportunità per archeologi, architetti ed una messe di professionisti ma anche di operai e poi il ritorno per le attività di accoglienza di ristoro in altri termini una svolta. Invece l’inerzia la fa da padrona, la nostra voce non si sente, nessuno grida giustizia, nessuno da una possibilità a questi ragazzi e poi ci si meraviglia della ragazzetta che minaccia la madre che non la vorrebbe prostituta, del genitore che, invece, incita la figlia a mostrarsi per sbaragliare la concorrenza.

Gioacchino Guerriero

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