Venerdì, 26 Apr 24

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«Sindaco, per il mercato ha la coscienza a posto?»

Lettera aperta di un’alimentarista delusa e avvilita

Parco delle Acacie non convince

Egregio signor Sindaco,

le scrivo queste righe sapendo già che, come tutte le altre opinioni, finiranno di sicuro cestinate, forse neanche lette o ricordate. Io non la conosco direttamente, né come medico né come persona, e tantomeno come Sindaco perché io, pur vivendo ad Atripalda, non l’ho votata, avendo residenza a Manocalzati e abitando, però, sul confine tra i due paesi.

Per ragioni di lavoro ho però imparato a conoscerla. Non voglio essere polemica, tanto non servirebbe. Voglio, più che altro, cercare di farla riflettere un po’, se possibile, ma non ci spero molto dal momento che ci hanno già provato in tanti, usando forse troppa aggressività, e senza risultati.

Io la rispetto come persona, ma mi chiedo se lei fa lo stesso con gli altri. Io al suo posto (ma chi sono io?) mi sarei dimessa dall’incarico perché mi sarei resa conto di non essere all’altezza di questa responsabilità. Almeno avrei salvato l’uomo e il medico. Non so se lei sia in realtà consapevole di ciò che succede fra la gente, di quello che dicono di lei e del suo operato. Per non parlare di tutta la giunta che la circonda. Vede, come tanti, io vivo e “mangio” con il mercato settimanale ma, certo, a lei e a tutti gli altri che sono al Comune, cosa può interessare se invece di 1.000 euro ora per me ce ne sono solo 200. Voi, i vostri stipendi li recepite lo stesso!?

Ho il posto ad Atripalda da circa 30 anni, pago le tasse regolarmente e cerco di vivere nel modo più normale e civile possibile. Ma mi chiedo: chi siete voi per decidere della mia vita e del futuro del mercato di Atripalda, dato che esiste (se non erro) da circa 200 anni? Lei è stato eletto sindaco del paese perché la gente aveva grandi aspettative in generale, non solo sul mercato.

Io sto (le ripeto, come tanti) in strada dalle 3 del mattino alle 14 del pomeriggio circa, al freddo, sotto la pioggia, al vento, al sole, durante i controlli e sotto tutto lo stress e la stanchezza che questo lavoro comporta. Dopo aver scaricato un camion (essendo la mia merce deperibile come quasi tutti gli alimenti), al termine di questo bel mercato ci si accorge di dover ricaricare se non tutto, quasi. È stato fatto un referendum e a voi non è importato perché, con il progetto della nuova piazza era già evidente che per noi, lì, non ci sarebbe stato più posto.

Ci avete spostato senza tener conto del nostro malcontento e di quello degli abitanti. Ma lei, come persona, come uomo, come si sente? Ha la coscienza a posto? E un po’ di dignità?

Preferisce essere insultato da tutto il paese e non prendere una decisione. Io non parlo solo per me: il giovedì mi guardo attorno e vedo il mio “vecchio” vicino di banco ortofrutticolo avvilito perché ha incassato a stento 200 euro. E lui, poverino, viene anche da lontano.

Venga a trovarci, caro signor Sindaco, e si accerti del deserto e dello schifo che c’è.

Poi, come al solito, ci sono i furbi… coloro che comunque non pagano nessuno e vendono la loro merce all’infuori del mercato e dove capita. Ma è così che funziona, vero? Io davvero non riesco a capire come si faccia a far finta di nulla invece di lottare per il suo, e ripeto il SUO, paese cercando sempre di dare il meglio, anche a chi con il mercato mantiene la famiglia. Le chiedo solo di riflettere un po’ su ciò che le ho detto, non come Sindaco ma come essere umano. Se la sente di salvare Atripalda e tutti quelli che ci lavorano, ci vivono e la amano?

Un’ultima domanda: un assessore, di cui non ricordo il nome, disse che il mercato si era troppo “ingrossato” per farlo tornare in piazza. Già… ma chi lo ha fatto ingrossare? E noi che da quasi trent’anni siamo qui dobbiamo essere “diseredati” dagli ultimi arrivati. Per non parlare della “chiara ed onesta” scelta dei posti in base all’anzianità… ci sarebbe da fare un’intera trasmissione su Striscia la Notizia a riguardo. Ma io parlo con lei perché spero riesca a capire che deve salvare noi, il paese e lei stesso, forse, dai sensi di colpa (se mai ne avrà).

Da premettere che io sono solo un’ignorante e non capisco un tubo di politica, però parlo e ragiono da essere umano. Ma davvero non potevamo rimanere dove eravamo? Non c’era alcun’altra soluzione? Io penso che nella vita, se ognuno facesse il proprio DOVERE, dalle cose più semplici e piccole alle cose più complicate, il mondo sarebbe più vivibile e non esisterebbero tante ingiustizie.

Nel mio quotidiano cerco di pensare e di mettere in atto due cose: “ama il prossimo tuo come te stesso” e “ non fare ad altri quello che non vuoi venga fatto a te”. Sarebbe davvero bello se ognuno di noi, prima di dire o fare qualcosa, pensasse a queste parole.

La ringrazio per l’attenzione (se mai l’abbia avuta) e spero in una sua reazione almeno morale.

I PUNTI CRITICI DEL NUOVO MERCATO

1) C’è un lezzo insopportabile di cui non si riconosce la provenienza;

2) Pagando anche caro (e per anni il posteggio) non possiamo decidere sui metraggi e quindi abbiamo tutti poco spazio. Questo per far posto agli ultimi arrivati (?);

3) Chi è abituato a sporcare, lo fa dappertutto;

4) C’è sempre l’incivile che, comunque sia, non rispetta le norme igieniche e appoggia la merce a terra e ovunque;

5) Non sarebbe stato meglio assemblare il mercato almeno durante le feste natalizie?

6) Non si potevano mettere a disposizione dei cittadini navette per spostarsi anche pagando, magari, un euro a persona?

7) Quando tutti saremo lì, il parcheggio esisterà ancora?

8) Perché non lasciarci dove eravamo e collocare un numero maggiore di servizi igienici e più controlli? E perché non istituire una sorta di controllore anche qui?

Lettera firmata

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