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Il dissesto e le responsabilità del Direttore generale

di Antonio Battista

Il “Mattino” del 26 settembre 2009 - edizione per la Provincia di Avellino - ha ospitato l'intervento di Antonio Fraire, Segretario e Direttore Generale del Comune di Atripalda. La riflessione, come ha detto l'interessato, è stata suscitata dagli articoli del “Mattino” riguardanti il piano di alienazione dei beni comunali di Atripalda (con riferimento alla vendita del Centro Piccole e Medie Imprese) e le accuse, in materia di governo degli enti locali, di “inadeguatezza e incompetenza spesso determinate dal proposito degli amministratori di circondarsi di “yes man” con adozione di atti che si ripercuotono negativamente sulle finanze dell'Ente locale”. Non ho letto quegli articoli, ma deduco che il dr. Fraire deve avere visto in essi chiare accuse agli amministratori comunali di Atripalda e a se stesso e alla sua gestione; di qui il suo intervento, in cui tra le cause dell'irrigidimento del bilancio (così definisce la parola dissesto che è sulla labbra di tutti) elenca la progressiva stabilizzazione dei LSU, le politiche nazionali in materia di trasferimenti statali, le operazioni di finanza derivata, il contenzioso con il Cosmari. L'impressione che io ho avuto leggendo l'intervento è che egli parli della situazione amministrativa di Atripalda con l'occhio dell'analista (anche quando accusa emozioni allorché definisce ingeneroso indicare il Comune di Atripalda come un esempio da non seguire) e con il tono di chi è in cattedra (come se la vicenda non lo riguardasse più di tanto, e la sua mente fosse già volta ad altre mete professionali) allorché nella parte finale del suo intervento passa ai consigli (non si comprende a chi egli intenda rivolgerli) affermando “che non è sufficiente affidarsi a tecnici dotati di professionalità, quanto piuttosto occorre creare un sistema di responsabilità dei dirigenti secondo le moderne tecniche del management pubblico”. Il dr. Fraire, segretario comunale, è direttore generale del Comune di Atripalda almeno da un decennio; è stato il primo direttore generale di detto Comune benché Atripalda non raggiunga i 15 mila abitanti e non abbia creato associazioni con i comuni limitrofi per superare tale soglia, come è prescritto dalla legge. L'attribuzione di tale incarico, che costituisce una forzatura della legge vigente, ha comportato un considerevole aumento della spesa per il personale e delle spese in generale in quanto l'Ente, oltre ad erogare al dr. Fraire le indennità di direttore generale, ha dovuto provvedere ai costi di organizzazione collegati, tra i quali l'adozione del PEG (piano esecutivo di gestione) e la predisposizione del Controllo di gestione, affidato all'esterno, con una costosa convenzione con una ditta privata. La forte volontà di dotarsi di una direzione generale è complessivamente costata molto in termini di risorse economiche al Comune di Atripalda. L'intento forse era quello di creare un sistema di responsabilità dei dirigenti secondo le moderne tecniche del management pubblico invocato dal dr. Fraire nel suo intervento sul “Mattino”. Ma l'esperimento certamente non è riuscito. I risultati di questa gestione decennale sono stati completamente deludenti. Non è credibile, infatti, indicare la stabilizzazione di 21 unità di LSU, peraltro ancora non completata, come una delle cause “dell'irrigidimento” del bilancio comunale (come si giustifica il Direttore generale Fraire); non è possibile, né convincente, annoverare il contenzioso al Tar per la questione dei rifiuti, e la millantata volontà di non aggravare di nuove tasse i cittadini (anche il Comune di Atripalda, infatti, ha chiesto ed ottenuto dai cittadini contribuenti l'integrazione sulle tasse) tra le cause del dissesto comunale. Per quanto concerne la stabilizzazione dei LSU si fa rilevare che al momento della relazione programmatica 2001-2003 (dove venne affrontato il problema) il Comune di Atripalda a fronte di una previsione in pianta organica di 81 unità (Atripalda ha avuto per il passato anche una pianta organica più grande) aveva solo 55 unità di personale in servizio di ruolo e le unità LSU; I lavoratori socialmente utili erano, dunque, una risorsa lavorativa necessaria e a buon mercato per il nostro Comune in quanto il relativo onere era prevalentemente a carico della Regione e del Governo Nazionale. Ancora oggi, a fronte di una dotazione organica di 84 persone, recentemente definita, il personale in servizio ammonta complessivamente a 70 unità di cui 5 a part-time. E se un Comune non riesce a pagare il compenso giusto a chi lavora per esso, significa che la sua amministrazione ha in sé qualcosa che non funziona. Orbene si domanda al dr. Fraire, che cosa è stato fatto in questo decennio per sopperire alle necessità di pianta organica e per l'aggiornamento e la qualificazione del personale? Sono stati offerti sempre servizi efficienti ai cittadini? Come sono state applicate le leggi per la crescita responsabile del personale? Le risposte a questi interrogativi hanno sempre segno negativo. La mia lunga esperienza lavorativa, perfettamente divisa tra l'impegno al servizio dello Stato e l'attività forense, sostenuta complessivamente da un forte impegno civile, ha radicato in me la convinzione che bisogna lavorare molto sulla qualità del cittadino-lavoratore per avere dei buoni risultati e dei servizi soddisfacenti. A tal fine alla politica è affidata una grande responsabilità, ma una grande fetta di responsabilità è legittimamente richiesta anche alla Dirigenza, che talvolta diventa il braccio esclusivo della Politica. Saremmo curiosi di leggere le relazioni annuali del Direttore generale ai sindaci che si sono succeduti in Atripalda per comprendere fin dove giunge la responsabilità della politica e dove cominciano altre responsabilità; e per comprendere fino a che punto nella nostra comunità il vento di riforma degli enti locali che ha soffiato per oltre un decennio ha portato aria nuova, o per constatare che tutto è rimasto come prima o peggio. Sulla politica più in generale il popolo sta dimostrando di fare scelte consapevoli. Per il destino del nostro Comune occorrerebbe cercare di andare oltre le “dichiarazioni ufficiali” e questo è compito dei media ma anche di chi è impegnato nella vita sociale e/o possiede solo le conoscenze necessarie. Se dissesto c'è (tutti - anche i diretti interessati - lo danno per scontato a mo' di giustifica assolutoria), le responsabilità di tale dissesto vanno ricercate e attribuite, e, se si vuole, non per fare inutili processi ma anche al solo scopo di indicare quali errori vanno evitati. Per gli Swap il discorso diventa molto più delicato; facendo la scelta di questa forma di finanza derivata c'è da dire senza ombra di dubbio che si è agito con estrema leggerezza perché si è fatto il passo più lungo della gamba, e quel che è più grave probabilmente per acquisire a cuor leggero altra liquidità. Ed anche qui la dirigenza dell'Ente ha le sue responsabilità, in considerazione del ruolo e delle prerogative che la Dirigenza dei Comuni ha assunto dopo la riforma degli Enti Locali.

Antonio Battista

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