Giovedì, 25 Apr 24

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Il treno dei... desideri

La stazione di Avellino era stata chiusa, ma molti non se n’erano accorti...

La stazione di Avellino è salva. Dopo il de profundis intonato nelle scorse settimane, è arrivata la lieta novella: i treni riprenderanno a partire dal il capoluogo irpino. La notizia interessa in modo quantomai diretto anche la città di Atripalda: giusto per fare un esempio, molti studenti potranno usufruire di nuovo della tratta che quotidianamente li portava a Benevento.

L’aspetto più tragicomico riguarda, però, lo scarso interesse sollevato dal “taglio” che era stato stabilito dalla Regione Campania. La situazione era stata accettata quasi con la tipica alzata di spalle dai cittadini, ormai rassegnati a qualsiasi rinuncia in nome della spending review, un totem intoccabile dietro cui si nascondono rinunce spesso inaccettabili.

Eppure Atripalda avrebbe dovuto svolgere una funzione esemplare nella protesta contro la chiusura: la stazione di Borgo Ferrovia è infatti più vicina al centro atripaldese rispetto a quello di Avellino. La politica nostrana aveva invece osservato la questione distrattamente, quasi che l’affare riguardasse i marziani e non un territorio limitrofe al Comune. D’altra parte il dissenso è stato manifestato con forza dal mondo associativo, rimarcando il pesante handicap causato alla mobilità dei cittadini. Il “trasloco” dalle rotaie ai pullman rappresentava un suicidio per la logica e un insulto al buonsenso: nell’epoca in cui si cerca di ridurre l’inquinamento, la Regione aveva pensato di sopprimere i treni a vantaggio di mezzi con emissioni molto più elevate. Il ragionamento dovrebbe essere inverso, ossia puntare con grande energia sul rafforzamento degli spostamenti su rotaie, cercando di diminuire quello su gomma. Sarebbe razionale, in tale quadro, individuare un giusto equilibrio per non penalizzare le aziende di trasporto come l’Air e garantire un servizio ferroviario efficiente.

Il quesito è quasi banale: perché la tratta Avellino-Napoli (prima frequentata da treni razionati come l’acqua in periodi di siccità) non viene valorizzata? Lungo quel percorso c’è anche la fermata a Pompei: e allora perché non cercare di puntare sull’attrazione verso l’Irpinia dai numerosi visitatori degli scavi? Occorre ricordare un fatto non secondario: dalla stazione di Avellino si va verso Rocchetta Sant’Antonio, toccando vari comuni dell’Alta Irpinia. I panorami offerti da certe zone non hanno nulla da invidiare a città più famose, che godono solo del vantaggio di ricevere una promozione adeguata. Poi bisogna sempre ricordare che lo snodo di Borgo Ferrovia è a un passo da Atripalda, che potrebbe così ottenere benefici dalla valorizzazione dell’intera area.

Certi discorsi sono molto semplici da proporre, nella consapevolezza che il passaggio all’atto pratico è assai più complesso. La politica dovrebbe intervenire in questo frangente: spingere le Istituzioni, in primis la Regione Campania, a investire sul territorio. Ma tutto ciò pare solo un sogno. Del resto la stazione era stata addirittura chiusa e in molti non se n’erano accorti: è ormai vista come un entità astratta e “inutile” per la maggioranza. E pensare che il treno, e con esso le stazioni, è uno dei principali simboli della modernità...

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