Sabato, 20 Apr 24

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Sviluppo, sogno e incubo... a due ruote

In Italia si vendono più bici che auto: ma dove sono le piste?

Ho fatto un sogno. Un maestoso viale alberato brulicante di bici. Gli atripaldesi lo attraversano in sella, felici, mentre lasciano sfilare alle spalle case, bar e accorsati negozi. Pedalata agevole e sguardo fiero. Le camere d’aria premono sull’asfalto, a pochi centimetri sotto il peso degli uomini riecheggiano i giochi dell’Anfiteatro celato. Diritto lo sguardo si perde in pianura, ancora una piccola spinta per conquistare la Piazza, il Mercato, l’antica via di Salerno. Scollinato il dosso del passaggio a livello c’è Avellino capoluogo (ancora per poco) e il suo parco verde di Santo Spirito chiuso (ancora per molto); spending review a parte, tutte le strade da province e paesi vicini incrociano la via che fu degli antichi romani.

Un colpo di clacson mi desta al presente. L’automobilista incallito invoca spazio per sorpassare il ciclista (coraggioso) avventuratosi sulla strada colabrodo. Eccola via Appia: smog e cantieri. Dal sogno all’incubo. Un groviglio di macchine soffoca le radici dei platani secolari: andrebbero sfrondati ai piedi dalle vetture, in cima dai rami che “bussano” alle finestre dei palazzi.

Riecco il ciclista temerario, pensieroso in volto, medita sul costo della benzina: due euro al litro non è un sogno. Come non è un caso che quest’anno siano state vendute più bici che auto, in Italia non accadeva dal dopoguerra. Segno dei tempi. Vintage essenziale. Da altra angolatura l’opportunità, in piena crisi, per nuovi stili e un paese più vivibile.

Il lettore potrebbe domandarsi a questo punto che fino abbiano fatto le super piste ciclabili? Nel 2009 approvate d’intesa verbale con un maxi-progetto. Atripalda collegata ad Avellino, Mercogliano e Monteforte attraverso 18 chilometri di percorso eco-compatibile finanziato con i soldi che l’Europa metteva a disposizione del “Piano Strategico”. Mai magniloquenza fu più vuota. Il disegno partorito dall’intuizione della Uisp (Unione italiana sport per tutti) è rimasto per sempre chiuso nei cassetti delle amministrazioni. L’Europa non l’ha mai visto. Oppure è lecito ipotizzare che un commissario di Bruxelles sia venuto in incognito in riva al Sabato per testare le piste realizzate in passato dal Comune. Qualcuna conclude la corsa sbattendo in marciapiedi da 30 centimetri, altre sbucano in pericolosi incroci, si tramutano in parcheggi, boschi off limits, altre sono sbiaditi miraggi: chi non ha mai sentito parlare della romantica pista lungo-fiume nel tratto da via Gramsci alla villa comunale!

Napoli, intanto, in questi giorni fa notizia (Corriere della Sera, 8 ottobre): “Ologrammi per aree ciclabili”. Il disegno stilizzato di una bicicletta sull’asfalto “segnala” la presenza di una pista in realtà calpestata da auto e motorini. Orbene: tra gli otto milioni necessari a realizzare i progetti 2009 e gli otto euro spesi per le “piste ciclabili” partenopee, esiste probabilmente una ragionevole via di mezzo. Niente spese faraoniche ma l’impegno costante a realizzare poche cose ma buone, sarebbero un buon inizio per tentare di dar vita a piste ciclabili diffuse, capaci di favorire commercio e cultura dell’accoglienza.

Impossibile? Il filosofo Illich sul tema coglieva nel segno: “Gli uomini liberi possono percorrere la strada che conduce a relazioni sociali produttive solo alla velocità di una bicicletta”. Io, ho fatto un sogno...

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