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L'identità oltre le sigle

Il riordino delle province è un “pasticcio” che non cancellerà le tradizioni

Un “colpo di spada” sulle Province con lo scopo di ridurre gli sprechi. L’intento è nobile, ma il primo risultato è stato di aver ridisegnato un’Italia inedita. La riforma è stata presentata in termini entusiastici, in quanto si pone l’obiettivo di diminuire la spesa per la Pubblica amministrazione, partendo dai tanto citati costi della politica.
Il principio è semplice: con meno giunte e meno consigli ci saranno anche meno sperperi. Il provvedimento è stato varato dal governo negli ultimi giorni di ottobre, dimezzando gli Enti provinciali in tutta Italia. Nel riordino sono incappate anche Avellino e Benevento.
Il pasticciaccio brutto per gli irpini è nato a causa di un emendamento firmato dal senatore Viespoli (del gruppo Coesione nazionale e beneventano) che risponde esclusivamente a logiche campanilistiche. I requisiti per l’assegnazione del Capoluogo sono stati modificati ad hoc per dare al Sannio il riconoscimento di Capoluogo di Provincia. Un paradosso “stravagante”: la Provincia di Benevento non aveva le prerogative per mantenere lo status di Provincia e ora si ritrova essere Capoluogo solo grazie a una “furbata” di un parlamentare sannita. I cittadini avellinesi sono così insorti di fronte al ridisegno del governo: il riordino è stato visto come uno “scippo di identità”. La protesta è iniziata su Facebook con tanti status di dissenso. Ma le iniziative non si sono fermate solo nel recinto del web: in tanti hanno partecipato una mobilitazione “reale” con cortei nelle strade e nelle piazze. Una reazione in parte comprensibile.
La situazione va analizzata con maggiore serenità. Nessuno riesce a immagine di dover scrivere Atripalda, provincia di Benevento. A prescindere dalle formalità, le tradizioni non possono essere cancellate per decreto. L’identità resiste indipendentemente dalle sigle. E al di là delle questioni culturali, la controproposta da avanzare è molto semplice: dalla protesta per “la difesa delle proprie tradizioni” si deve passare alla richiesta netta di abolizione di tutte le Province.
In Italia esistono già Regioni e Comuni come realtà di governo intermedio. Si tratta di due livelli amministrativi che possono ampiamente garantire ai cittadini un livello di servizi adeguato. Bastano e avanzano. Da anni le Province sono indicate come “inutili” e la stragrande maggioranza delle persone si dice favorevole alla loro cancellazione come Enti. Per tale motivo appare almeno contraddittorio il sollevamento popolare provocato dalla “annessione” di Avellino a Benevento.
Le riforme vanno fatte con decisione e completezza. Altrimenti si generano dei mostricciatoli giuridici che finiscono per far irritare intere comunità con l’inizio di “guerre di religione” abbastanza singolari in tempi molto difficili per tutti.

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