Martedì, 23 Apr 24

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Sognando la... Dogana

La Sovrintendenza ha dimostrato di non saper valorizzare la struttura

Per immaginarsi un futuro, talvolta, basta sognarlo. Io ci provo spesso e quando penso a scenari diversi per Atripalda parto sempre dalla Dogana dei grani. La immagino con una libreria (stile Feltrinelli), con una serie di bistrot, piena di quelle meraviglie che la nostra Irpinia generosamente ci regala, dai vini ai prodotti agroalimentari. Facciamolo insieme questo sogno: chiudiamo gli occhi adesso! Li avete visti? Avete visto il quartetto d’archi al centro della Dogana? Avete visto la marea di gente interessata al bello ed al buono? Sono di Napoli, Salerno, alcuni vengono da Caserta, Benevento, ed altri, ovviamente, da tutta l’Irpinia. Purtroppo ci dobbiamo svegliare, perché (come al solito) non ci lasciano sognare. E’ la Sovrintendenza a richiamarci alla realtà, ad occupare la scena, tenendo viva una convenzione con il Comune che non produce un bel niente. Iniziative sporadiche, spesso prive di qualità, promosse e ideate senza ambizioni. Ma ormai è tempo di rivedere obiettivi e strategie: forse non dobbiamo più accontentarci che siano loro a pagare le bollette o la piccola manutenzione, in cambio del nulla. Quella struttura ha tutti i requisiti per essere ripensata e ricollocata in ottiche funzionali allo sviluppo turistico e culturale della provincia. Potrebbe essere motore di sviluppo locale, generatore di cultura e interessi, accompagnando i visitatori in un percorso sensoriale di qualità. Una sorta di Eataly irpina, un’efficiente impresa culturale-gastronomica, generatore di processi virtuosi. Bisognerebbe provarci. Trascinando (ad esempio) ad Atripalda Oscar Farinetti, con la proposta di affidamento gratuito della Dogana, concedendo piena autonomia organizzativa (e promettendo di non esercitare pressioni), col solo vincolo di valorizzare le eccellenze enogastronomiche irpine, all’interno della sua collaudatissima Eataly (www.eataly.it). E’ uno straordinario sognatore, ma anche un concretissimo imprenditore, certamente sensibile al potenziale bacino di 4 milioni di abitanti in un raggio di 60 km, capace di valorizzare l’esistente traendo il massimo profitto. E se non dovesse accettare? La strada sarebbe comunque obbligata: qualità, arte e progetti ambiziosi. Pensare di mantenere l’esistente (Sovrintendenza e Informagiovani) e addirittura immaginare il trasferimento dei Vigili Urbani, esprime la volontà di mantenere un limitato utilizzo senza cogliere le opportunità. Ma per svoltare bisogna condividere l’idea del rilancio, e questo sarebbe già un buon momento di cambiamento. Cancellare la gestione della Sovrintendenza, potrebbe rappresentare l’inizio di un percorso virtuoso, atteso e irrinunciabile. E io, che sono ottimista, chiudo gli occhi e mi rimetto a sognare.

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