Giovedì, 18 Apr 24

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L’anno che verrà

Sia sul piano nazionale che su quello locale, il 2013 non promette bene

“…Ma la televisione ha detto che il nuovo anno porterà una trasformazione e tutti quanti stiamo già aspettando…”. Così cantava Lucio Dalla con grande ottimismo, com’è giusto fare all’inizio di ogni nuovo anno, con la speranza che sia migliore di quello appena passato. Purtroppo quasi certamente non sarà così. Nel suo discorso di fine anno, infatti, il Presidente della Repubblica ha ribadito che “…il 2013 sarà ancora un anno di sacrifici…”, paventando una situazione di crisi ancora lunga.

L’anno appena iniziato ci porterà le elezioni politiche e con lo scioglimento delle Camere è già iniziata la campagna elettorale con la conseguente, automatica esibizione televisiva di “tutto e di più”: comici giustizialisti, patetici barzellettieri, rigor Montis, funzionari di partito aspiranti statisti, ecc. Al di là di qualsiasi facile ironia o convinzione personale, assistiamo sicuramente alla consunzione di una fase politica e non possiamo che registrare l’incertezza che sempre caratterizza una svolta. Una svolta che vede scendere in campo direttamente la grande industria e i grandi interessi economici: il “proclama di Melfi” ne è l’esempio eclatante. Dopo il proclama è arrivata l’“agenda” - oggi si chiama così -, che tra i suoi punti programmatici ci presenta con estrema chiarezza la conferma di altri prelievi forzosi conditi con alcune proposte di riequilibrio sociale che potevano essere attuate contestualmente ai sacrifici richiesti e che invece sono state enunciate in concomitanza dell’“ascesa” in campo del ‘professor cortese’ facendole rientrare nella sfera delle buone intenzioni politiche: con il rischio che restino tali.

Sul piano locale, la sentenza che impone la presenza in giunta della componente femminile da un lato e la decisione della scelta di un assessore esterno dall’altro ha comportato nuove difficoltà a un’amministrazione già di per sé claudicante dopo il passaggio del PSI all’opposizione. Nelle ultime settimane si è scatenato un pandemonio, che ha visto, in ordine di tempo: la redistribuzione delle deleghe (quella all’Edilizia Residenziale Pubblica), subito rientrata; la dichiarazione della costituzione del gruppo consiliare autonomo del PD; la posizione espressa dall’UDC di far mantenere la delega agli alloggi popolari al Sindaco; l’autosospensione degli assessori dell’UDC (stesso partito del sindaco); le gravi dichiarazioni da parte dell’ass. Prezioso; il conseguente esposto alla Procura della Repubblica da parte del partito ‘La Destra’; la dichiarazione del segretario cittadino UDC che coinvolge apertamente il vicesindaco sull’inopportunità di gestire la delega all’Urbanistica; il passaggio di un consigliere eletto con il centrodestra nel gruppo del PD; l’intervista del segretario del PD con cui si chiede che il Sindaco esprima il suo punto di vista sui suoi assessori (una sconfessione?); la convocazione del consiglio comunale da parte dell’opposizione. Equilibri che si tenevano artatamente sono irrimediabilmente compromessi. Qualunque escamotage venga trovato non avrà una vita lunga, le elezioni politiche sono alle porte e un risultato è già scontato: Atripalda avrà per la terza volta un deputato al Parlamento (Valentina Paris del PD), circostanza che, assieme ai mutati rapporti di forza all’interno del Consiglio comunale, porterà inevitabilmente a un nuovo confronto-scontro. In tutti i casi non è difficile ipotizzare che, digerito il capitone, la colomba sarà indigesta. E se effettivamente così sarà, il gesto più nobile e responsabile sarebbe quello di risparmiare alla città una lunga, mortifera, agonia come è avvenuto nell’ultima fase della Giunta Laurenzano.

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