Martedì, 23 Apr 24

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La vecchiaia ad Atripalda, ieri e oggi

La popolazione ultrasessantenne è aumentata del 7% rispetto a 30 anni fa

Sistemando alcune carte mi è capitata tra le mani un’indagine sulle condizioni socio-sanitarie degli anziani ad Atripalda nel decennio 1974-1983: tale indagine venne da me eseguita in qualità di capogruppo consiliare di opposizione presso l’Assemblea Generale dell’ex-USL3 nel 1985. Alla fine mi sono soffermato su quei documenti non solo per mera curiosità, ma anche per tentare di comprendere i cambiamenti che riguardano la popolazione anziana della nostra città, soprattutto adesso che vi saranno delle novità a livello di Servizi Sociali nell’attuale distretto ASL di Atripalda.

Il primo dato, non inaspettato, è che la popolazione ultrasessantenne è passata dal 15% al 22%, registrando in circa trent’anni un aumento del 7%. Considerato l’aumento dell’aspettativa e il miglioramento delle condizioni di vita, oggi si rientra nella fascia di anzianità non più a partire da 60 ma da 65 anni. Ad oggi, dati censimento 2011, gli ultrasessantacinquenni ad Atripalda sono dunque il 16,6% della popolazione. Leggendo quelle pagine sono emerse alcune sorprese, la prima è quella relativa al tasso generale di mortalità, passato da 7,7 a 8,2: questo vuol dire che dopo trent’anni, nonostante l’indubbio miglioramento generale delle condizioni di vita, ad Atripalda in percentuale si muore di più. Il dato non può essere riferito alla sola fascia di anziani perché non tiene conto della differenza della composizione anagrafica, che può essere colta solo dal Rapporto Standardizzato di Mortalità (RSM) aggiornato, non ancora disponibile. Ciononostante questo dato rimane significativo e sicuramente deve far riflettere.

Sinteticamente cercherò di presentare un quadro della situazione così come si presentava un trentennio fa. Osservando i dati che emergevano dal RSM del 1980, risultava che ad Atripalda, rispetto alla media nazionale, si moriva di più per le malattie infettive, per quelle dell’apparato respiratorio e di quello digerente, molto di meno per le forme tumorali e le malattie dell’apparato cardiovascolare comprese le cerebropatie. Un indice in controtendenza e anche complessivamente più basso della media nazionale (– 1,66%), ma che risultava preoccupante perché le malattie infettive, come epatiti, paratifi, salmonellosi e quelle dell’apparato respiratorio, sommavano il 28,8% dei casi. Si cercò di capire quest’anomalia e si giunse a una conclusione attraverso ipotesi avallate da eminenti studiosi: l’incidenza delle malattie infettive era probabilmente dovuta all’inquinamento del fiume Sabato, alla presenza di 156 pozzi d’acqua per uso potabile (dato riportato nel P.R.G. del 1978) e al mercato settimanale. Le malattie dell’apparato respiratorio, che incidevano per il 10,8% sull’indice di mortalità potevano far pensare a cause climatiche, Atripalda non si trova in una posizione geograficamente felice, ma osservando attentamente i dati la fascia d’età maggiormente colpita aveva una stretta relazione con il tipo di lavoro svolto che aveva generato forme morbose cronicizzate. Fino agli anni ’60 in Atripalda era presente un tipo d’industria che immetteva polveri nell’aria: l’industria molitoria, quella estrattiva, le fornaci, lo stabilimento dell’acido tannico, ecc.. Sarebbe interessante conoscere la situazione attuale visto che le fonti d’inquinamento non sono scomparse ma solo cambiate. I risultati delle analisi dell’aria effettuate negli scorsi anni non sono mai stati resi pubblici, eppure mai come in questo caso sarebbe necessario che ci fosse una effettiva trasparenza e una maggiore condivisione di informazioni essenziali come queste per la tutela della salute pubblica.

Alcune novità si prospettano nel 2013 per gli anziani ad Atripalda: il paventato spostamento della sede ASL e degli ambulatori da Atripalda, il rinnovo dei responsabili apicali del Piano di Zona Sociale, il completamento del Centro Polivalente per anziani di via Rapolla. A causa del necessario risanamento dei conti disastrati della sanità in Campania assistiamo attualmente e specialmente in Irpinia allo smantellamento e al ridimensionamento di strutture e servizi, con la conseguenza che in molti casi non si riesce nemmeno più ad assicurare i Livelli Essenziali di Assistenza. Siamo nell’occhio del ciclone per il probabile spostamento della sede del distretto ASL: flebili e scoordinate sono le voci che si levano per il mantenimento dell’unico servizio sovracomunale che è rimasto ad Atripalda. Oltre alle ripercussioni economiche, un eventuale spostamento comporterebbe un notevole aggravio dei disagi per gli anziani. L’incontro tra Sindaco e Commissario Straordinario è stato interlocutorio: sembra che il Sindaco si sia impegnato a dare una risposta circa un eventuale affitto del Centro Servizi a condizioni convenienti per l’ASL. Un’ ipotesi già avanzata lo scorso anno dalla passata Amministrazione e caduta nel vuoto perché la vendita della struttura di via San Lorenzo risulta strategica nel bilancio preventivo. Il ricavato di un’eventuale vendita, fatte salve diverse formulazioni, è essenziale per evitare la dichiarazione di dissesto finanziario.

A questa situazione di precarietà si aggiunge che quest’anno scadranno i mandati di importanti organismi dei Piani di Zona Sociali: si spera che il rinnovo di queste cariche abbandoni la vecchia logica di spartizione politica e punti sulle competenze in un settore delicatissimo per le fasce più deboli. Voci che si sentono in giro relative a importanti incarichi che verrebbero assegnati come ‘premio di consolazione’ debbono restare tali, perché mai come in questo momento è necessario che venga scelto il meglio in termini di esperienza e di professionalità. Manovre di basso profilo non potranno essere tollerate e riceveranno una forte opposizione da parte di costituenti associazioni di utenti e sindacali.

Ricordiamo infine che il prossimo luglio è prevista la consegna del nuovo Centro Polifunzionale per Anziani di via Rapolla, anche se allo stato dei lavori sembra improbabile che la scadenza venga rispettata. È presumibile però che il completamento dell’edificio avvenga comunque per il 2013. Si tratta di una struttura di livello intercomunale che interesserà l’utenza dei 29 comuni consorziati dell’Ambito zonale A6. L’azione del Centro sarà orientata, come da progetto, soprattutto a favorire l’incontro, la socializzazione e le attività di laboratorio. Anche se realizzata in base a criteri recenti, essa corre il rischio di trasformarsi in una struttura socio-sanitaria di permanenza: nella sostanza in un ospizio. Oggi si dovrebbe invece puntare, come stanno facendo in diversi paesi europei, alla costruzione di “Case intelligenti per una longevità attiva e indipendente dell’anziano”, attraverso la realizzazione di alloggi senza barriere architettoniche con ampia presenza di domotica e robotica, che abbiano caratteristiche di interazione con l’esterno e che siano adatte a sostenere l’autonomia personale. Qualcuno ha scritto: «Un tempo anche tu passavi davanti all’ospizio, pensando: “che pena; poveri vecchi”…Ora dalla finestra…guardi fuori. Tutti sappiamo che il mondo gira». Con la consapevolezza che sarà questa la condizione dell’anziano, sempre più diffusa nel prossimo futuro, abbiamo il dovere di costruirci oggi il nostro domani.

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