Giovedì, 18 Apr 24

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La sanità ad Atripalda

La nostra città ha sempre potuto contare sulla presenza di strutture ospedaliere

La presenza ad Atripalda di una struttura assistenziale risalente al periodo medievale, che quasi certamente aveva anche carattere sanitario, è riportata nel Libro Campione della Confraternita della SS. Maria Annunziata, pubblicato anni fa dallo scomparso Sabino Tomasetti. Questa istituzione, che durante i secoli ha dato sollievo a tanti pellegrini e bisognosi, era l’Ospedale dei Poveri Camminanti, i cui resti, annessi alla chiesa, erano visibili nella piazzetta Garibaldi fino al terremoto del 1980. Pur non potendo essere tale struttura simile agli odierni ospedali, essa era di grande importanza e la sua sola presenza, non certo usuale, attestava la capacità attrattiva che nel corso dei secoli ha caratterizzato la nostra città. Aver potuto contare da tempo immemore sulla presenza costante di una struttura sanitaria, nonostante la vicinanza al capoluogo, testimonia la centralità e il ruolo sovracomunale da sempre rivestito dalla nostra cittadina. A testimonianza di quanto detto, basti pensare che ancora oggi Atripalda ha quattro farmacie nonostante la legge regionale ne preveda una ogni quattromila abitanti (mentre Atripalda ne conta poco più di undicimila, ndr.)

Una seconda struttura ospedaliera è stata quella che fino al secondo dopoguerra occupava i locali del convento di S. Giovanni Battista (S. Pasquale) che si affacciano su piazza Umberto I. A seguito delle leggi cosiddette eversive postunitarie, il 7 luglio del 1866 la chiesa, il convento e il giardino da demaniali, divenute tali per precedenti leggi espropriative, divennero proprietà comunale e la parte del convento sopradescritta venne adibita a Ospedale Civile e Lazzaretto. Sul funzionamento di questa struttura poco è stato scritto: si sa che i posti letto erano una decina, ma non si è riusciti a individuare il nome di nessuno dei medici che vi ha esercitato. Sarebbe opportuno che su tale struttura si approfondissero le ricerche, perché anch’essa è parte della memoria collettiva che nella nostra città viene sistematicamente cancellata. Tra l’altro prima dell’ultimo restauro della facciata del convento era visibile in buono stato la scritta ‘Ospedale Civile’ che campeggiava sul portone centrale della rampa sinistra prima di arrivare allo spiazzo antistante la chiesa.

Per fronteggiare gravi situazioni quali l’epidemia d’influenza definita “Spagnola”, che imperversò nel biennio 1918-19, vennero utilizzati o costruiti due Lazzaretti (strutture sanitarie d’isolamento), il più noto dei quali era situato in via Serino e il secondo alla fine di via Appia prima del ponte della Puntarola. Anche Atripalda in quell’occasione ebbe un notevole numero di contagiati con un alto tasso di decessi, complessivamente un’immane strage: le persone decedute furono in tutto il mondo cinquanta milioni di cui secondo molte fonti cinquecentomila in Italia.

Successivamente in contrada Fornace, la traversa di fronte alla scuola elementare di via Manfredi, attualmente parte del comune di Manocalzati, ha funzionato per diversi anni la clinica Villa Carolina diretta dal dott. Carmine Nazzaro, trasferitasi negli anni Sessanta con lo stesso nome in via Ferrovia, sotto la direzione del dott. Giovanni Vetrano. Nello stesso periodo venivano istituiti gli ambulatori specialistici, prima in via Gramsci poi nella grossa struttura di contrada Tiratore, infine trasferiti, fortemente ridimensionati, in via Manfredi ove attualmente si trovano. Nel 1970 fu costruita la clinica Santa Rita di via Appia, attualmente operativa e convenzionata col S.S.N. (Servizio Sanitario Nazionale), con una dotazione di oltre un centinaio di posti letto.

Questo scritto è stato redatto non solo per ricordare, anche se in modo molto sommario - non citando né i medici condotti né quelli comunemente definiti di famiglia, assieme a valenti specialisti, che si sono sempre distinti per la loro professionalità e su cui ritorneremo in un prossimo intervento -, ma soprattutto per sensibilizzare sulla necessità di difendere da ulteriori ipotesi di ridimensionamento o addirittura di soppressione dei servizi sanitari che sono rimasti. È di pochi mesi orsono la decisione del Commissario straordinario, ing. Florio, di spostare la sede del distretto ASL e i relativi ambulatori nel comune di Montoro Iinferiore, adducendo la motivazione degli alti costi d’affitto dei locali siti in via Manfredi. Vi è la necessità di vigilare, perché questo pericolo non è scomparso del tutto anche se sembra che sia stato trovato un accordo tra i proprietari dei locali e il commissariato. La sede del distretto ASL e la clinica Santa Rita rappresentano, assieme alla scuola edile, le ultime realtà sovracomunali di una città che ha progressivamente perduto il suo ruolo di centro attrattore. Esse sono inoltre l’unica consistente fonte occupazionale restante nell’ambito assistenziale. Un baluardo non solo da un punto di vista economico, ma anche sociale.

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