Giovedì, 28 Mar 24

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Una città pulita

Sale la differenziata, ma salgono anche i costi: c’è qualcosa che non va...

Sono passati ormai cinque mesi da quando, per disposizione prefettizia, fu nominato un Commissario straordinario per l’introduzione nella nostra città del servizio di raccolta differenziata dei rifiuti urbani. Il periodo trascorso consente al singolo cittadino, fruitore e finanziatore del servizio, un primo anche se sommario bilancio dei risultati conseguiti. Personalmente ritengo che la situazione attuale presenti luci e ombre; a fronte di una città che nel complesso appare più ordinata – senza più l’antiestetica presenza dei grossi cassonetti –, ci ritroviamo con un servizio che ha ancora bisogno di accorgimenti e che presenta un aspetto particolarmente e contraddittoriamente importante, ovvero un costo maggiore rispetto al precedente. Con il tipo di raccolta che era effettuata precedentemente oltre il 90% dei rifiuti, essendo indifferenziati, erano destinati alla discarica, attualmente, secondo i dati a disposizione, solo il 30% ha una tale destinazione. Il vetro, la plastica, la latta, la carta devono essere avviati da parte della ditta esecutrice del servizio ai centri di recupero per il loro riciclo. Gli stessi rifiuti ingombranti, quali vecchi mobili, elettrodomestici o elementi di arredo, hanno potenzialmente un loro valore – o secondo il punto di vista un loro costo –, il secondo sicuramente inferiore rispetto al conferimento in discarica. Andando a spulciare tra i costi sostenuti da differenti Comuni, geograficamente distribuiti in regioni diverse, emerge che il costo pro capite per anno con una raccolta differenziata del 50% comporta un risparmio del 60% dei costi complessivi. Un risparmio notevole che avrebbe dovuto comportare una diminuzione della tariffa pagata dai cittadini: così non è stato perché IrpiniAmbiente, che gestisce il servizio, con un comunicato del 28.06.2013 ha richiesto un aumento motivato dalla necessità di aggiornamento del piano triennale della raccolta dei rifiuti – aumento dei costi per il conferimento allo STIR (Stabilimento tritovagliatura e imballaggio rifiuti) e per la discarica.

Ad Atripalda siamo dunque passati da una raccolta differenziata di circa il 30% al 70%, capovolgendo di fatto la situazione precedente. I cittadini, anche dinanzi a comportamenti inspiegabili, hanno dato una risposta seria e puntuale, rispettando alla lettera le disposizioni per la differenziazione e per le norme di conferimento. Considerato l’alto costo del servizio che grava sulle spalle dei contribuenti è necessario che esso venga migliorato integrandolo con servizi che, pur essendo al di fuori di quanto attualmente richiesto a IrpiniAmbiente, rientrano pur sempre in una prassi che riguarda la tutela igienica della città. Credo che in questa direzione vada il contributo di 112mila euro che la Regione ha assegnato al nostro Comune per il potenziamento dei servizi e della stessa raccolta differenziata. Per prima cosa va individuata un’area per la realizzazione di un sito di conferimento o stazione ecologica, consentendo ai cittadini di conferire almeno i rifiuti ingombranti e i RUP (Rifiuti pericolosi). Adesso si è costretti a tenere gli ingombranti, per esempio un vecchio materasso, nell’ingresso dell’abitazione per svariati giorni; i rifiuti pericolosi non è raro vederli poggiati ai piedi dei bidoni con tutte le conseguenze del caso. Anche una cosa apparentemente semplice come lo smaltimento degli olii domestici esausti dovrebbe far riflettere, visto che nel migliore dei casi avviene attraverso il lavandino domestico. L’individuazione di un’area, che nell’ipotesi in questione dovrebbe essere solo di transito e stoccaggio, comporterebbe tuttavia quasi sicuramente il manifestarsi della ‘Sindrome di Nimby’, ovvero il rifiuto di accettare la realizzazione di un impianto, pur privo di rischi, nella zona in cui si risiede. Per tale motivo questo tipo di scelte va fatto con il più ampio sostegno coinvolgendo quanti più cittadini possibili.

Inoltre l’unificazione di servizi quali la derattizzazione, la disinfestazione, l’innaffiamento stradale nel periodo estivo, la bonifica di aree degradate, il recupero di zone marginali, la pulizia dei tratti dei fiumi che attraversano il centro abitato ecc., è indispensabile per l’abbattimento dei costi. Sono cose che nel passato sono state anche iniziate ma che poi inevitabilmente si sono interrotte, perché il problema non è quale ditta deve svolgere questo tipo di lavoro o ottenere l’appalto: il problema vero è la volontà e la capacità di volere, con la consapevolezza che questo settore oggi è tra i più appetibili da parte di chi ha intenzione di guadagnare. Per sgombrare il campo da qualsiasi ipotesi di strumentalizzazione una città pulita si può avere soltanto se si riesce a sviluppare una coscienza collettiva che veda tutti i cittadini partecipi alla realizzazione di una realtà più bella e più sana. Chi nel passato ha frequentato Salerno e la frequenta oggi ha avuto modo di vedere che ciò è possibile: quello che era l’angiporto dietro il lungomare era invivibile, oggi Salerno è annoverata tra le città più belle e pulite d’Europa. Quando si vuole si può. E si deve.

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