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Domenica 15 luglio 2012

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 6, 6-13)

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demoni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

Commento di Concetta Tomasetti

Gesù, inviando i Dodici, assume quel ruolo che, nell’Antico Testamento, era proprio di Dio che mandava i suoi profeti ad Israele perché richiamassero il popolo alla conversione.

Nelle parole di Gesù emergono due realtà: l’essenzialità di ciò che gli apostoli possono portare con sé (un bastone, i sandali, una veste), e il comportamento da tenere nei confronti delle città che si chiudono al loro annuncio. La povertà che caratterizza gli inviati mette in evidenza come l’unica cosa su cui davvero possono fare affidamento è il messaggio che devono annunciare e il potere che Gesù ha loro conferito.

L’invito a scuotere la polvere dai piedi delle città rimanda, invece, ad una usanza ebraica: un ebreo, che rientrava in Palestina dopo un viaggio all’estero, doveva scuotere la polvere dai piedi prima di passare il confine per non contaminare la terra di Palestina. Compiendo quel gesto, gli apostoli rivelano la presa di distanza da chi si chiude al loro messaggio: un’ostilità che è prima di tutto chiusura verso Colui che li ha inviati.

L’uomo contemporaneo prova una strana solitudine. E’ un essere fragile che conosce facilmente l’insicurezza, la paura, l’angoscia. Ha bisogno di incontrare altri fratelli che irradiano la serenità, la gioia, la speranza, la carità, malgrado le prove e le contraddizioni delle quali essi stessi sono colpiti.

Le nuove generazioni, soprattutto, sono particolarmente assetate di sincerità, di verità, di autenticità. Hanno orrore del fariseismo sotto tutte le forme. Davvero il mondo attende il passaggio dei santi, discepoli del Vangelo trasparente a Dio e rimasti giovani della giovinezza della "grazia".

Possiamo, anzi è nella nostra voglia di autenticità e felicità, essere profeti.

Non dobbiamo avere paura del mondo, di quello che dice il mondo.

Tutto questo appartiene al maligno. Invece, andiamo, grati e fieri della nostra saggezza evangelica, felici di spargerla ovunque e con chiunque incontriamo.

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