Sabato, 20 Apr 24

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Il libro di foto riaccende la memoria

Mancano pochi giorni alla presentazione del volume che riannoda per immagini le fila del '900 ad Atripalda

San Sabino "di settembre" del 2008, o di un anno qualsiasi.

Ha piovuto nei giorni scorsi e la temperatura si è di colpo abbassata. L'umidità, di casa qui ad Atripalda, fa sentire di più questo improvviso passaggio al clima autunnale.

Il tepore della casa ne viene esaltato; l'ambiente è ancora più piacevole. Al calore ci pensa Sabina, non solo con i fornelli, accesi dalla mattina. Quando viene Enzo, qui è sempre una festa; e la festa è sinonimo di buona

cucina, di piatti di tradizione, del baccalà preparato in mille modi, di "scarole e fasuli", di "rape e patane" e di tanto altro ancora.

Il tavolo, nel salotto buono, pur allungato, non basta; serve 1' allungo a cui provvede Franco tra mille sfottò.

Ci sono quasi tutti i nipoti, qualcuno con la fidanzata e c'è Sabino, altro atripaldese doc, che ritorna sempre con piacere nel suo paese e che è vittima sacrificale degli strali di Enzo.

Sabino cerca di reagire e promette vendetta allo scopone che li vedrà impegnatissimi nelle prossime ore e fino a tarda notte.

L'atmosfera è quasi natalizia, di quei Natali in cui nessuno della famiglia poteva mancare alla tavolata.

Dopo il cenone, il gioco della tombola, del sette e mezzo o del cucù consentiva di aspettare la nascita del "Bambino" ed era l'occasione, dei ricordi, dei racconti.

Ed Enzo comincia a raccontare....

La scuola elementare, `o montagnone, la disciplina ferrea e le spalmate di Don Paolo, il granone su cui bisognava inginocchiarsi, pur con i pantaloncini corti, il rigore morale e le regole del Prof. Borrelli.

Ed, ancora, la bellezza della collina di San Pasquale e della piazza sottostante, luogo di incontro e di discussioni, 1' agorà dei greci, che, subito dopo il crepuscolo, si animava di ragazzi e di vita; le lotte per bande, con ricorso a mazze e pietre e conseguenti sciacche; il giro d'Italia, un percorso disegnato sul marciapiede con il gesso rubato a scuola nel quale sfrecciavano i policromi coperchi di alluminio delle bottiglie di birra, che i più fortunati erano riusciti a procurarsi; le interminabili partite a bigliardino, possibili solo perché pagate da quelli che scommettevano sul possibile vincitore; i trucchi per portar via qualche lira dalla cassa presidiata da mammà ed andarsi a godere ben due film al cinema

Ideai dei fratelli Troncone, il burbero don Ettoruccio, il manesco Manfredi ed il mite Carminuccio; lo strofinio eccitante, il piazzamento, della malcapitata ragazza, spesso di campagna, vicina di posto o in piedi, davanti; le partite senza fine sott "e teglie con la palla di pezza o, in piazza Umberto con il lusso di un pallone, in rare occasioni, perfino di cuoio.

Enzo racconta, proietta virtualmente, con in suoi ricordi, immagini vive di luoghi, persone, situazioni.

La fotografia della "sua" Atripalda non è mai sbiadita, l'amore grande che ha verso questo paese ne esalta forme e colori, sacrificati, nel tempo, alla modernità, al consumismo, ad un'architettura non povera, come quella di metà `900, ma brutta.

Tutti ne sono affascinati, i più giovani spesso lo interrompono per apprendere altri particolari, i più anziani per aggiungere altri ricordi, meno nitidi, sempre oggetto di contestazioni.

E' un momento magico, fatto di nostalgia e di dolcezza,quasi un incantesimo.

Questo è Enzo Angiuoni, che ha voluto questo libro, un atto d'amore verso Atripalda, che si aggiunge alle tante iniziative realizzate con entusiasmo pari al mecenatismo.

Questa la sua grande aspirazione : trasmettere agli altri, soprattutto ai più giovani, l'immagine ed il fascino di un paese che, nei luoghi, nei paesaggi, nei costumi, nel modo di vivere non è più lo stesso; ma che è possibile far rinascere, diverso, moderno, con nuove tradizioni, purchè ispirate e fondate sul senso del collettivo, sul piacere dello stare insieme, sulla riscoperta, in chiave moderna, del "Comune".

Un porto di approdo nella tempesta della globalità.

Poi c'è l'Enzo Angiuoni imprenditore, che ha fondato uno dei più grandi gruppi a livello europeo, nella produzione di tessuti per arredamento.

Un gruppo che ha nella ricerca e nell'innovazione, nella convinta percezione della globalità dei mercati, i suoi punti di forza.

Partendo dal niente, facendo leva solo sulla forza delle idee e dell'impegno.

Ed è l'Enzo che ai giovani manda un messaggio di fiducia e speranza : l’unico limite alle cose che un giovane può realizzare è nella sua capacità di sognare.

Io ho la fortuna ed il piacere di essergli Amico.

A cui, oggi, aggiungo il privilegio di  dirgli, forse per primo, grazie : a nome dei suoi concittadini e dei suoi tantissimi amici”.

Carmine Cioppa

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