Sabato, 20 Apr 24

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Il “Volto Santo” riappare nelle pagine di un libro

Suggestione, fede e spiritualità alla presentazione della biografia di padre Bonaventura Martignetti. Gli interventi integrali di Tomasetti e La Sala

Una cerimonia carica di spiritualità, di fede e di suggestione ha caratterizzato la presentazione del libro “Mostrami il tuo volto… Itinerario spirituale di padre Bonaventura Martignetti” scritto da padre Davide Fernando Panella. La chiesa di San Nicola da Tolentino era gremita di cittadini (spiccava l’assenza dell’Amministrazione comunale), tutti interessati a conoscere meglio la figura del sacerdote francescano vissuto ad Atripalda nel Convento di San Giovanni Battista a metà del secolo scorso. Sul banco dei relatori, oltre all’autore, padre Sabino Iannuzzi (ministro provinciale dell’Ordine dei frati minori irpino-sanniti), Concetta Tomasetti (già assessore alle politiche sociali, in rappresentanza degli amici atripaldesi di padre Bonaventura Martignetti) ed il prof. Raffaele La Sala (nella veste di studioso e storico). In platea, oltre al fratello di padre Bonaventura Martignetti, padre Cristofaro, il vicesindaco di Aiuola (Bn), Vincenzo Falzarano, dove il frate è deceduto e seppellito, a testimonianza di un gemellaggio spirituale fra le due cittadine.

Ecco l’introduzione di Concetta Tomasetti, i rappresentanza degli amici di ieri e di oggi:

«“IL TUO VOLTO, SIGNORE IO CERCO, NON NASCONDERMI IL TUO VOLTO” (salmo 27), questo grido del salmista ben si addice al nostro caro p. Bonaventura Martignetti, Sacerdote francescano e Apostolo del Volto Santo, che ha vissuto qui ad Atripalda (AV) nel Convento di S. Giovanni Battista - detto di S. Pasquale - dal 1953 al 1959, ricoprendo la carica di Superiore e Definitore. Eppure non avevamo mai sentito parlare di lui, fino al 12 maggio 2013, una domenica speciale per gli atripaldesi, ai quali veniva riconsegnata, completamente ristrutturata, la grotta della Vergine di Lourdes, l’Immacolata Concezione. Questa grotta, appoggiata dolcemente al Convento, fu realizzata per il primo centenario della proclamazione del dogma dell’Immacolata e fu benedetta il 12 settembre 1955 da S. E. Mons. Gioacchino Pedicini, Vescovo di Avellino. Padre Martignetti volle lasciare, così, ad Atripalda, un segno tangibile del suo filiale amore alla Madonna. Con il sostegno economico di molti amici e di tanti giovani che vedevano in lui un padre accogliente, riuscì nel suo intento. All’interno della grotta fu collocata la statua della Vergine, a grandezza naturale, opera pregevole in marmo di Carrara dello scultore Domenico Stasi. L’originalità della statua, unica nel suo genere, risiede nel volto, disegnato dal prof. Armando Rotondi. P. Bonaventura, infatti, volle che i lineamenti della Madonna fossero ricavati dal Santo Volto della Sindone di Torino. Per noi atripaldesi, questa cappellina che sovrasta la collina del Convento è una perla preziosa, la presenza amorosa di una mamma che veglia sui suoi figli. Quante persone hanno elevato, ieri ed oggi, lo sguardo implorante a quella bianca ed orante presenza, per ricavarne pace e sicurezza nel cammino, a volte aspro, della vita. Il 12 maggio 2013 è stata scoperta anche una targa, a perenne memoria di p. Bonaventura, il quale, prima di lasciare Atripalda, in obbedienza ai suoi Superiori, raccomandò ad una sua figlia spirituale di prendersi cura della grotta, mantenendo così, vivi nel popolo, la filiale devozione ed il decoro di questa piccola e ristoratrice Oasi Mariana. Possiamo dunque affermare che è stata solo la Provvidenza a condurci sulle tracce di p. Bonaventura, ma come fare per conoscerlo meglio? Con le amiche Tilde Cucolo, Antonietta Rinaldi, Anna Nazzaro, siamo andate alla ricerca di testimoni del tempo, ancora viventi. Prima, però, abbiamo iniziato a leggere i suoi scritti, “NELLA LUCE DEL SUO VOLTO” (edito nel 1958) ed “IL SANTO VOLTO E’ GESU’” (edito nel 1973). Pagine impregnate di un amore ardente a Gesù e a Maria, segno di una testimonianza di fede umana, cristiana e francescana autentica. Poi la svolta: ad Atripalda c’è una testimone vivente, una figlia spirituale di p. Bonaventura e custode fedele di tanti ricordi legati alla sua permanenza al Convento. Mai avremmo pensato che la prof.ssa Fiorina Maffeo, che pure conoscevamo da anni, e della quale ammiravamo lo spirito di preghiera e quel naturale e aristocratico riserbo, tipico delle persone umili, fosse stata una delle figlie spirituali di p. Bonaventura. Ella che per motivi di salute, oggi non è qui con noi, esulta grandemente per questo giorno; ci ha confidato che ha sempre pregato in tutti questi anni, perché si riconoscano al più presto, nella Chiesa, i segni della santità del nostro p. Bonaventura. Quando ci parla del padre, il suo volto ed i suoi occhi si illuminano e si riaccendono in lei i ricordi di un periodo di grande fermento spirituale: “ subito il popolo lo amò, per il suo zelo nel guidare le anime e nel confortare concretamente chiunque si trovasse in difficoltà. Sono molti gli episodi che lo vedono accanto alle famiglie più povere, ai disperati, ai malati, cercando insieme soluzioni adeguate e chiedendo aiuto per risolvere i casi più difficili. Era edificante vederlo pregare, attingeva forza dall’Eucaristia celebrata e vissuta, dal suo amore forte e delicato alla Vergine. Predicava poco, ma ascoltava molto. Il numero delle persone che si affidavano al suo consiglio, aprendogli il proprio cuore, è incalcolabile. Con poche e semplici parole indirizzava al bene. Il sacramento della penitenza e la direzione spirituale erano prevalentemente l’esercizio del suo ministero sacerdotale “. Dal suo cuore francescano, tutto proteso alla contemplazione del mistero di Gesù crocifisso e risorto, scaturì il MOVIMENTO DEL VOLTO SANTO, con particolare riguardo al culto del Santo Volto della Sindone di Torino. Ci sono molte foto che lo ritraggono circondato da ragazzi e ragazze; ad essi dedicava le migliori energie e nella ricerca comune di dare senso alla vita, fondò il GRUPPO SCOUT ATRIPALDA 1 che poi affidò alle cure di p. Celestino Boscaino, un suo novizio del quale serbiamo un grato ricordo. Il gruppo Scout 1 è tuttora fiorente ed operante sul territorio ed è qui oggi rappresentato da alcuni giovani, come segno filiale riconoscenza. Tra i figli spirituali di p. Bonaventura, nella sua permanenza ad Atripalda, ricordiamo con vivo rimpianto, suor Maria Semenza, del Convento di S. Maria della Purità, che ha atteso e pregato per questo giorno e che ora ci segue dal Cielo. Spesso ci esortava a far conoscere la vita di p. Bonaventura che considerava santo. Ha conservato fino alla morte un prezioso carteggio ed epistole scambiate con il padre, in un dialogo di anime e di affetti. Il prossimo 24 giugno, festa di S. Giovanni Battista, ricorre il 18 anniversario della morte di p. Bonaventura. Il suo corpo riposa nel cimitero di Airola, dove è deceduto, nel Convento di S. Pasquale, il 24 giugno del 1997. Prima di morire, pregando e lodando Dio, ha detto ai suoi amici: “Come mi avete cercato in vita, venite sempre a trovarmi, ovunque mi mettano” . In effetti, la sua tomba è meta di migliaia di visitatori e si moltiplicano i pellegrinaggi per chiedere la sua intercessione presso il Signore. Così sappiamo che p. Bonaventura ha tanti altri amici e da oggi saremo ancora di più. A noi tutti, amici di ieri e di oggi, che siamo qui a gioire con i suoi frati accompagnati dal Ministro Provinciale p. Sabino Iannuzzi, padre Davide Fernando Panella che ha reso possibile questo evento nel ricercare meticolosamente e con grande sacrificio documenti inediti di cui ci parlerà tra poco; con il prof. Raffaele La Sala, appassionato cultore di storia; con il fratello di p. Bonaventura, p. Cristoforo ed i suoi parenti, con il Vice Sindaco ed i pellegrini giunti da Airola, con gli eredi dello scultore Domenico Stasi, con gli eredi del prof. Rotondi, Autorità Civili e Religiose e tutti voi qui amabilmente convenuti, credo non resti altro obbligo che far continuare, nel tempo e nello spazio, il profumo di questo umile figlio di S. Francesco. Grazie!»

«L’obiettivo più interessante del libro - ha aggiunto padre Sabino Iannuzzi - è quello di aiutare ciascuno di noi ad avvicinarsi alla propria vita interiore. Padre Bonaventura Martignetti, infatti, ha amato il Cristo che vive all’interno di ogni persona. Nel nostro Ordine sacerdotale la prima struttura non è il convento, ma il frate. Il Papa ci invita a guardare il volto della sindone come ha fatto in vita padre Bonaventura Martignetti, nella saggezza della fede e nella relazione fra uomo e dio, un uomo che parlava poco di sé e molto di Dio».

«“Parlare di Padre Bonaventura Martignetti è difficile” - ha esordito La Sala -. Non sono parole mie. Lo scriveva l’11 novembre del 2013 P. Angelo Ferraro che lo aveva conosciuto bene e ne era stato “veramente amico”. Figurarsi quanto più può essere difficile parlarne per chi, da una distanza non solo cronologica e con gli strumenti della ricerca storica, prova a ripercorrerne il profilo umano e spirituale e, districandosi tra formulari e meditazioni giovanili, acerbi documenti di formazione e documentazione fotografica ed epistolare, si assume il compito di collocarlo nella storia della provincia francescana del Sannio e dell’Irpinia. Ci perdoneranno il Ministro Provinciale Sabino Iannuzzi e l’autore del volume P. Davide Panella se a questa storia ci avviciniamo con un po’ di rispettosa familiarità. Ma i Frati minori sono parte non trascurabile del vissuto del Mezzogiorno ed anche di Atripalda; ed io stesso, a partire dagli anni ’60 (ed altri prima e dopo di me) di questa storia si sono sentiti in qualche modo parte. Nella sobria ed imponente fabbrica del Convento di San Giovanni Battista, S. Pasquale, realizzato lungo la cinta della antica Abellinum (luogo di solidarietà, di incontro, di cultura) intere generazioni si sono educate alla vita ed alla fede, nella serena letizia del gioco ed anche nelle dotte conversazioni con P. Pasquale Caporale, P. Tarcisio, P. Giacinto. Non ho conosciuto P. Bonaventura, ma la sua testimonianza, oggi riproposta dall’agile profilo di P. Davide Panella, ed efficacemente sintetizzata nella Prefazione del Ministro della provincia Francescana del Sannio e dell’Irpinia, P. Sabino Iannuzzi, si offre in un percorso coerente ed incisivo, per quanto solo in parte depurata dalle passioni (ed anche dalle incomprensioni) che l’accompagnarono in vita. Essa sembra arrivare a noi attraverso un tempo distante, una storia che si sgrana lungo il percorso di un anelito ad una quotidiana santità moderna. E non è tuttora facile inquadrarla nella storia della Chiesa Irpino-Sannita, per la quale sono necessari ulteriori, dettagliati studi di contesto. E’ tuttavia innegabile che P. Bonaventura visse con ardore serafico, eroica coerenza, calda (e persino ribollente) spiritualità, una delle pagine più intense della storia della Chiesa, nel tormento della guerra e di un dopoguerra altrettanto tragico e poi nello snodo del Conciliare di Giovanni XXIII e dei suoi successori sulla Cattedra di Pietro. Vicenda complessa di un millenario cammino nella quale P. Martignetti, per carattere, formazione, curiosità, fervore mistico non visse da spettatore inerte, ma da militante, combattente per la fede, in umiltà ed obbedienza, certo, ma anche con dolce e perseverante fermezza. Negli anni della formazione, con maestri dello spessore dei servi di Dio P. Antonio Dota e di P. Isaia Columbro, vissuti in odore di santità (e per i quali è avviato il processo di beatificazione), P. Bonaventura maturava il proprio percorso di fede, intorno ai due capisaldi della spiritualità francescana: la centralità della Passione di Cristo ed una dolcissima e filiale devozione mariana. Che si erano arricchiti negli anni del noviziato attraverso singolari circostanze familiari, e fortuiti ‘incontri’ che il libro documenta attraverso le testimonianze dello stesso Bonaventura. Il padre, carabiniere a Rovereto, gli aveva inviato alcune immagini del Cristo sofferente, e quasi negli stessi anni, nel 1937, egli aveva avuto in lettura il volume di Rudolf Maria Hynek, La Passione di Cristo. Su questo grumo di profondi sentimenti filiali, di meditazione e di studi a Paduli e a Vitulano, il giovane Rodolfo affinava, quasi in un’ansia di sublimazione, il suo itinerarium in Deum. E si forgiava quella figura paterna e spirituale che ne avrebbe fatto, nelle comunità e nelle responsabilità alle quali era chiamato ad essere chiaro riferimento spirituale e naturale guida per il popolo di Dio (gente semplice ed uomini di scienza, artisti, donne, giovani ai quali sapeva aprire il cuore con un coinvolgente fervore mistico. In questo contesto, e grazie a P. Bonaventura, nasceva a San Pasquale la fiorente e tuttora viva esperienza dello scoutismo (poi sostenuta ed alimentata da P. Celestino Boscaino); la spontanea vicinanza alla comunità, alla sofferenza, ai giovani, come ci viene riportata nella commovente testimonianza di Pino Innaccone (che ne sperimentò la paterna e persino ‘miracolosa’ vicinanza, nella tragica occasione della morte del padre). In questo fervore di fede, nascevano i gruppi di preghiera e si realizzava, su un’ idea progettuale del prof. Armando Rotondi, la suggestiva cappella addossata al convento di Atripalda e veniva commissionata allo scultore Domenico Stasi un’ Immacolata Concezione, ispirata nel volto al Cristo sofferente, che nel primo cinquantennio del ‘900 si identificava senza dubbio nell’immagine della Sindone. Che il fervore mistico e la spiritualità cristologica di Padre Bonaventura si incrociassero poi con eventi straordinari (come le “essudazioni sierose” di un immagine del volto della Sindone, il ‘Volto Santo’, che fecero gridare al miracolo, anche ad Atripalda tra il 1959 ed il 1960), appare –pur con ogni necessaria prudenza- perfettamente coerente con la sua religiosità ascetica. E’ questa ricchezza e questo fervore che il libro di P. Davide ricostruisce con semplicità (e direi con candore) uno dei pregi della pubblicazione che attraverso un dettaglio, una citazione, una didascalia, sollecita curiosità, apre nuovi percorsi di ricerca, sollecita testimonianze e nuove ricerche d’archivio. Che è il destino di ogni serio contributo storiografico: essere non un punto di arrivo, ma un punto di partenza, che possiamo solo augurarci ricco di esiti».

«Padre Bonaventura Martignetti - ha concluso padre Panella - ha diffuso la spiritualità del volto di Cristo e la sua biografia, in fondo, è diventata una autobiografia perché è sempre lui a… parlare».

 

 

 

 

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