Sabato, 27 Apr 24

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Il milite i…mprigionato

La gabbia che da due mesi circonda inutilmente il monumento non è bella da vedersi

Il monumento ingabbiato

Lo scorso cinque marzo venne installato il ponteggio per l’esecuzione dei lavori di restauro del monumento ai caduti di p.zza Umberto I. L’ultimo restauro realizzato risale a circa cinquanta anni fa, di quello attuale si è cominciato a parlare da diversi anni anche da parte delle precedenti amministrazioni. Come è noto, tale intervento verrà effettuato con il contributo economico dell’azienda che da decenni distribuisce il gas metano nella nostra città. Dopo oltre due mesi i lavori si contraddistinguono per il ponteggio che di fatto imprigiona l’intero monumento, per l’apposizione di una sostanza chimica sulle facce, attualmente coperte da carta stagnola, delle due statue laterali e per la pubblicità abbastanza vistosa della ditta finanziatrice. La consegna dei lavori come da regolare tabella esposta, dovrebbe avvenire il 2 giugno Festa della Repubblica. Se i tempi d’esecuzione rimarranno quelli che sono stati fino a oggi è francamente impensabile che in una quindicina di giorni possano essere completati. Dopotutto il monumento ha sempre avuto una vita travagliata, progettato dallo scultore napoletano Salvatore Marino, venne realizzato con una pubblica sottoscrizione con un costo di centomila lire dell’epoca e la sua inaugurazione si tenne il 12 giugno del 1927. Il comitato promotore, che pure era stato concorde nella scelta del progetto, si divise sulla dedica da apporre sulla facciata principale. Alla fine si giunse a un accordo scegliendo una semplice scritta, quella che oggi leggiamo e che si limita a ringraziare i concittadini che allora risiedevano in America per la generosità delle offerte. I nominativi dei 96 caduti atripaldesi sulle montagne del Carso, nelle valli e sulle sponde dei fiumi delle Alpi nella quarta guerra d’Indipendenza sono scolpiti sulle lapidi marmoree presenti nella chiesetta del cimitero assieme ai nomi dei 74 caduti nel periodo compreso tra gli anni che vanno dalla campagna d’Etiopia del 1935 fino alla fine della seconda Guerra Mondiale. All’interno della suddetta chiesa è stata apposta negli anni appena passati un’ulteriore lapide, fortemente voluta dal cav. Antonio Lombardi, per anni presidente della locale sezione dei Combattenti e Reduci a ricordo dei militari atripaldesi classificati scomparsi.

In una rara foto pubblicata nel volume Storie e Immagini del ‘900 del prof. La Sala, che ritrae la cerimonia dell’inaugurazione del monumento, si può vedere come esso fosse all’origine. Dalla foto dell’inaugurazione si evince che non era ancora in uso celebrare civilmente la festa di S. Antonio per l’assenza di qualsiasi segno esteriore della festa, che prima dell’inaugurazione la fontana circolare che occupava l’area del monumento era già stata sezionata in due parti e utilizzata per le due fontane ai lati del casotto del dazio. Aveva una sua maestosità che ha mantenuto tutt’ora nel panorama delle opere del genere in Irpinia. Presentava una zona di rispetto delimitata da una artistica recinzione in ferro battuto rivettato. Nel corso degli anni vennero aggiunte: l’ara a forma di fiamma – sempre in ferro battuto – quattro artistici, anche se semplici lampioncini, quattro bombe d’aereo disinnescate, quattro Thuye (alberi della vita). Questi successivi abbellimenti, in qualche caso complementi, sono scomparsi nel corso degli anni prima toccò alla recinzione e poi al resto. Per la recinzione, l’ara e le bombe si dice che sono conservate: malignamente qualcuno aggiunge…in qualche villa. Sarebbe ora di sapere ufficialmente che fine hanno fatto. Il culmine si è raggiunto con la costruzione dell’attuale fontana che oltre essere uno sfregio estetico nulla rappresenta sul piano artistico con la conseguenza che ne pregiudica la funzionalità in occasione delle solenni manifestazioni. Per ridare un minimo di funzionalità al monumento dovrebbe essere abolita la prima parte della fontana ripristinando lo spazio necessario per officiare le celebrazioni frontalmente e possibilmente eliminare l’orrendo marmo di colore marrone che riveste la vasca sostituendolo con la stessa tipologia di pietra tipica dell’opera. Oggi, come cittadini dobbiamo richiedere che i tempi di consegna vengano rispettati non è bello vedere quella gabbia e i nuovi bidoni dei rifiuti posizionati sulla piazza.

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