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Lotta contro l’accattonaggio, primi risultati

Dall’inizio dell’anno una decina di multe e circa un migliaio di euro confiscati

L'ordinanza è in vigore dall'ottobre 2009

L’ordinanza che in principio fece tanto discutere sta dando i primi frutti, dopo un difficile inizio. La lotta contro l’accattonaggio, sancita con l’ordinanza numero 13972 firmata dal Sindaco il 20 ottobre del 2009, è uno strumento utile alle forze dell’ordine per poter fermare le persone che chiedono denaro in luogo pubblico, davanti ai supermercati, agli edifici pubblici e religiosi e sui mezzi pubblici. Nel 2009, infatti, molte cittadini lamentavano con le forze dell’ordine e con l’Amministrazione la presenza di tanti rom e stranieri che utilizzavano i bambini per chiedere soldi, bambini istruiti a dovere dai propri genitori per questa attività. L’ordinanza fu contestata da molti cittadini poichè vedevano tale strumento come un’arma rivolta contro i più deboli e i bambini in difficoltà. Tra umanità e richiesta di legalità il sindaco chiese a tutti di evitare le polemiche e di percepire l’ordinanza come uno strumento a favore dei più deboli, a favore di quei bambini che venivano sfruttati dalle organizzazioni criminose per ricavare quanto più denaro possibile. Ora, infatti, vederli seduti davanti alle chiese ad elemosinare con la ciotolina è sempre più raro, poichè a far rispettare l’ordinanza ci sono i carabinieri che perlustrano in lungo e largo la città.

Gli agenti della polizia municipale, invece, intervengono di rado. Dall’inizio dell’anno si contano una decina di contravvenzioni e denaro confiscato pari a circa un migliaio di euro. Proprio il fatto che il denaro venga confiscato ha infatti scoraggiato i rom a presentarsi in città come una volta: i militi avevano individuato un gruppetto di famiglie imparentate tra loro che gestivano la città come una vera e propria azienda. Il capo famiglia si presentava in città con un furgoncino e scaricava parte della comitiva in posti strategici per poi recuperare mamme e figli, con il denaro, solo in tarda serata per far ritorno al campo nomadi di Secondigliano. Era diventato un vero e proprio lavoro dal quale si potevano ricavare fino a 4, 5 mila euro mensili, denaro che alimentava altre attività criminali nonchè spedito ai parenti in altri paesi della Comunità Europea.

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