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Truffa alle finanziarie, arresti e denunce

Gli uomini della Squadra Mobile hanno scoperto una gigantesca truffa ai danni di finanziarie e banche

Quindici ordinanze di custodia cautelare, di cui dieci in carcere e cinque agli arresti domiciliari: questo il frutto di due anni di indagini ed intercettazioni affrontati dagli uomini della squadra mobile di Avellino, coordinati dal vicequestore Pasquale Picone. La polizia ha, di fatto, sgominato un’organizzazione criminale che aveva truffato, in poco meno di tre anni, decine di società finanziarie e alcuni istituti bancari. La mente del gruppo era il 45enne avellinese Carmine Iannuzzi (nella foto) promotore finanziario della Cofin, che deteneva quattro filiali: in Via Cammarota ad Atripalda, ad Avellino, a Solofra e a Monteforte. Oltre a Iannuzzi, sono finiti in carcere Maria Manzo (26 anni), la sua segretaria personale, Rita Scarano, Giuliana Russo (29 anni), Gerardo Rinaldi (24 anni), Ludovico Nittolo (42 anni), Massimiliano Sperduto (39 anni), Antonio Romagnolo (42 anni), Giulio Acieno (51 anni) e Aniello Grasso (54 anni). Gli arresti domiciliari sono stati concessi, per la loro posizione non centrale, a O. T. 44enne di Atripalda, D. S. (57 anni), F.D.M. (61 anni), M. S. (45 anni) e R. T. (51 anni). L’organizzazione si avvaleva di amici, imprenditori compiacenti e prestanomi che avevano il compito di richiedere i prestiti. Di solito ammontavano a somme non superiori ai 25 mila euro e cifre minori per non destare curiosità e subire controlli. Gli uffici avevano, nei loro database, anche i programmi per compilare i falsi CUD e le false documentazioni, finti attestati e fasulle dichiarazioni di redditi. Una volta compilata la richiesta, gli uffici provvedevano ad inviarla alle finanziarie. Prima di ciò, alcune di loro chiedevano agli imprenditori notizie in merito al presunto loro lavoratore. Gli imprenditori rassicuravano le banche e le finanziarie e il gioco era fatto. Una volta che il prestito era erogato Iannuzzi, con le sue collaboratrici, incassava i soldi. Ai comprimari andavano solo gli spiccioli mentre agli altri le cospicue somme. Al fine di non destare sospetti, alcune rate della finanziaria ottenuta venivano pagate e poi, all’improvviso, s’interrompevano. Le società iniziavano così le ricerche per individuare colui che aveva aperto il credito scoprendo con amarezza di essere stati truffati. E proprio dalla denuncia delle finanziarie truffate, che reclamavano danni per centinaia di migliaia di euro, sono iniziate le indagini che hanno poi permesso di incastrare tutti i componenti dell’organizzazione. Nonostante i 15 arresti, il questore Antonio De Iusu ha detto che le indagini sono ancora in corso e che sono al vaglio le posizioni di altri 11 indagati, tra i quali alcuni sono di Atripalda. Inoltre l’inchiesta è destinata ad allargarsi anche a piccole agenzie che vendevano credito, poichè molti degli arrestati avevano intrapreso contatti con loro.

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