Venerdì, 26 Apr 24

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L'unico partito che conta è Atripalda

Egregio direttore,

Giovedì scorso, come tutti gli altri giovedì che trascorro ad Atripalda, mi sono alzato di buon mattino per recarmi al mercato. Avevo la grande speranza che si svolgesse regolarmente. Invece, come recentemente accade di solito, nessuno sapeva con precisione cosa stava succedendo. Ho camminato fino al parco delle Acacie per trovare alcune bancarelle di frutta e verdura che stavano funzionando. Il tutto è esempio lampante delle pietose e odierne condizioni in cui versa il nostro povero paese. Eppure, pochi giorni prima, nelle pagine del suo settimanale, avevo letto come “ventimila” dei nostri cittadini si erano commossi alla pubblicazione di un libro che voleva celebrare le nostre radici. Ed ho ricordato le mie partite di calcio il giovedì pomeriggio “sotto e’ teglie” dove non si doveva scartare solo l’avversario ma anche ciò che avevano lasciato gli animali. E sono andato indietro alla fanciullezza che ho vissuto “for‘o mercato”. Ma adesso dov’è “for ‘o mercato”? Nessuno più sembra saperlo. Eh, sì! Perché ora si aspetta l’OK (scusate l’anglicismo) dell’ASL, dei Carabinieri, forse della Polizia di Stato, della Provincia, della Regione, dello Stato, della Comunità Europea, di B.O. (per alcuni “body odor” per altri Baraka Obama), dell’ONU e forse del TAR di Salerno per dire a noi atripaldesi dove Atripalda può posizionare il suo tradizionale mercato. Dove sono i miei ventimila concittadini? Forse non sanno che il cuore di Atripalda commerciale è Piazza Umberto I? Ma si che lo sanno. Sono i sedicimila politicanti che non lo sanno. Sarebbe così facile: tutte le bancarelle di alimentari in Via Fiume (ci sono le traverse che possono essere usate in caso di emergenza per gli abitanti del quartiere), tutto il resto nella piazza (ci sono perfino i diurni). Il mercato del giovedì è sempre stato l’orgoglio di noi tutti, perché non preservarlo come nei tempi che quell’ormai famoso libro ha voluto commemorare? Se non sbaglio, tempo fa, ci fu un referendum su dove ubicare il mercato. Qualcuno ricorda quale fu il risultato? Caro direttore, ammetto che partendo da un punto di vista privilegiato (ho esperienze di tre etnie diverse) mi è molto più facile rilevare ciò che v’è d’imperfetto nelle condizioni in cui ci troviamo. Prima di tutto, e soprattutto, il nostro problema è che su undicimila e rotti residenti che conta Atripalda, io ho la percezione che ci siano ben quattromila (forse esagero) uomini politici, politicanti o aspiranti politicanti. Ora, tutti questi signori si affiliano con centodue partiti alieni… con tutti, eccetto quello più importante per loro: Atripalda. Per cui si accodano come pecoroni a De Mita, Sibilia, Bassolino, Berlusconi, Bersani e chi più n’ha più ne metta, dimenticando che i loro “leaders” (ancora un anglicismo che purtroppo ho appreso in Italia) poco se ne fregano di Atripalda e dei nostri problemi. E così si va avanti. Alla giornata. Nel frattempo, mi sento di paragonare, anche se con un’iperbole, il mercato del giovedì all’impero romano la cui caduta in parte fu dovuta al suo frazionamento. E mentre stiamo demolendo le nostre tradizioni, mettiamo nel dimenticatoio per apatia, incompetenza, egoismo, ignoranza, inabilità, scarso di responsabilità e mancanza di cooperazione il fatto che non si è risolto il problema dell’immondizia, il fatto che i cani corrono randagi per le strade, la mancanza di parcheggi, le pietose condizioni di alcuni edifici proprio nel centro del paese, il bilancio negativo, lo sperpero di risorse umane, le lotte tra partiti, le lotte intestine, la dissenteria di parole, la stipsi di idee e, più di tutto, la mancanza di rispetto per il cittadino.

Salvatore Spina

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