Certo il Pd di occasioni ne ha perse tante perché quando tanti galli cantano non fa mai giorno. Ma l’ultima è stata proprio evidente, l’ha fatta proprio grossa. Sostenere il ministro Cancellieri è stato un autogol sensazionale, Silvio li vuole tutti così i pidiessini, se li mangia in un sol boccone. Riflettendo, poi, su chi è il ministro della giustizia e che cosa rappresenta ora, mi viene da pensare ad una di quelle galline pettorute, impomatate, piene di sé ma zoppe. Azzoppate dagli eventi dagli altarini scoperti e sconcertanti. Se è vero, come dice Ligresti, che è stata voluta prefetto da Silvio e di seguito componente del governo da Monti e quindi da Letta vuol dire che siamo al teatro, al teatro dell’assurdo. Sinceramente non ho parole, non so che dire, non riesco a capire. E’ come se dietro, tra le quinte, ci fosse un burattinaio che alimenta una trama a noi sconosciuta o forse fin troppo evidente. Ritengo che ai poteri forti, quelli veri, che condizionano le scelte politiche nell’ombra senza clamore, ma con inusitata efficacia, non interessa il pensiero politico, il colore, la storia, i valori, ma solo ed unicamente i risultati, i propri interessi realizzati. Niente può fermarli, che vuoi che sia l’etica, il rispetto, il pudore, il senso del giusto o i disagi dei più, l’importante è arrivare, essere i primi costi quel che costi. Di questi beceri e striscianti poteri si doveva liberare il Pd, doveva dare un segno, l’occasione era propizia ma non ha voluto o forse non ha potuto, il che sarebbe ancora più grave. Vorrebbe dire, infatti, che ne è intriso fino al collo e rappresenterebbe una tessera dello stesso mosaico, ma sarebbe troppo triste per me, non voglio nemmeno pensarlo. Voglio pensare ad un errore ma ci sarà tempo per verificarlo e chi vivrà vedrà. Abbiamo parlato di poteri forti e, non so perché mi viene in mente Nusco, ridente cittadina irpina, patria del padre della democrazia cristiana irpina che per oltre un trentennio ha spadroneggiato talmente tanto dalle nostre parti che ha modificato il modo di pensare al futuro. Da noi esiste chi ha il posto e chi no. Di fatto attraverso la gestione capillare del posto presso enti pubblici, spaziando dall’Asl ai vari uffici cittadini e non, agli ospedali e fino alle industrie private, si è creata una rete impenetrabile che di fatto, poi gestiva i vari servizi. Mi spiego, se faccio un primario, un direttore di un ufficio qualsiasi poi ho la garanzia di poter gestire quello stesso ufficio o quella branca della medicina avendo messo al posto giusto l’uomo giusto. La gestione clientelare è questa, portate all’ennesima potenza questo concetto e capirete che anche per fare pipì bisogna avere il benestare. L’iniziativa privata è stata mortificata, perché poco controllabile, attraverso una burocrazia elefantiaca che è servita a bloccare sul nascere qualunque virgulto individuale. Una sorta di giogo senza il quale niente è possibile. Nella nostra cittadina si litiga anche per chi deve pulire i bagni pubblici. Per tutto il resto i criteri non sono quelli del merito della competenza o il risultato di un gara di una qualche forma di concorso, ma piuttosto i criteri legati alle aderenze alla militanza prestata o alla semplice conoscenza. Per non parlare dell’ostracismo esercitato nei confronti di un candidato poco gradito anche se del proprio partito, si vede che non era l’uomo giusto al posto giusto, non era allineato. Di tutto questo si doveva liberare il Pd se voleva dare un segno una svolta. Invece metabolizza se non tutto quasi non voglio parlare dei cambi repentini di casacche, degli andata e ritorno, delle minacce, delle ambiguità, certo non di questo ha bisogno il Pd se vuole brillare di luce propria a tutti i livelli.
Gioacchino Guerriero