Nelson Mandela rimarrà sempre con noi perché, lasciato il mondo degli uomini, è stato consegnato alla storia. Esempio fulgido di coraggio, coerenza e infinita bontà. La novità di Mandela sta nella reazione speciale alle ingiustizie subite. La sete di vendetta, la possibilità di riscatto attraverso la guerra civile non gli sono mai appartenute, quello che l’ha animato nei ventotto anni di prigionia e di lavori forzati sono state le sue idee di pace, di dialogo, e infine di perdono. Il perdono è degli uomini umili e l’umiltà è degli uomini intelligenti, saggi e buoni. La sete di vendetta appartiene agli stupidi o a quanti, abbagliati dal potere o dal denaro, intendono prevaricare e sottomettere. Mandela ha dimostrato la sua coerenza quando ha rifiutato la libertà, poiché condizionata alla rinuncia all’impegno politico per il suo popolo; ha inoltre dimostrato coraggio quando ha accettato una detenzione ingiusta senza fomentare la ribellione che sarebbe sfociata nella guerra civile di bianchi contro neri adottando la non violenza più assoluta; ed ha preferito il dialogo e la mediazione; la bontà, infine, l’ha dimostrata quando ha considerato il popolo del Sud Africa uno solo e non quello dei bianchi e quello dei neri, in una parola il suo popolo a prescindere dal colore della pelle. Per avere un’idea precisa di cosa era l’apartheid bisogna riflettere sul fatto che i ricchi bianchi nelle loro ville sfarzose circondate da parchi lussureggianti utilizzavano servi negri coperti solo da un sacco con un buco per la testa e due per le braccia, per raccogliere le foglie che cadevano dagli alberi. Privilegi inauditi che però esistevano ed erano mantenuti con la forza: erano utilizzati anche cani feroci appositamente addestrati. Ma se quella di Mandela è stata una grande rivoluzione che ha risolto una problematica stringente per il Sud Africa legata al colore della pelle, drammaticamente se ne presenta in tutto il mondo un’altra ancora più stringente che lo stesso Mandela aveva già intuito che è rappresentata dalla povertà, non delle persone, ma di interi popoli. Mandela quando incontrava un bambino gli chiedeva cosa avesse mangiato per colazione e questa era la sua intuizione: la povertà diventa discriminazione quando vengono a mancare gli elementi legati alla sopravvivenza. Tutti i ricchi del mondo dovrebbero fare ammenda e riflettere sul fatto che esistono situazioni di sofferenza al limite del sopportabile che esistono responsabilità tali che la ricchezza, se non rappresenta una colpa in sé comunque costituisce uno squilibrio che andrebbe sanato. Mandela ne sarebbe stato felice.
Gioacchino Guerriero