Mercoledì, 01 Mag 24

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Un vero mercato!

Le varie emergenze hanno partorito soluzioni confuse e senza futuro

Ogni giovedì mi arrabbio. Capita alle 14:00, quando vado a casa per la pausa pranzo. Attraversando via San Lorenzo ed il Parco delle Acacie, mi imbatto nei resti del mercato settimanale, e prendo atto di una situazione che diventa sempre più insostenibile. Buste, cartoni, plastica, carta, espositori, alimenti, liquidi. C’è di tutto. L’immondizia è ovunque, sembra distribuita con criterio, come se si volessero sfidare il buon gusto e le regole di civile convivenza.

Della storica fiera settimanale ormai non c’è traccia. Di quella romantica trattativa commerciale che si chiudeva con la solenne stretta di mano, non è restato nulla. Ogni comune della nostra provincia ha ormai il suo fiorente e piccolo mercato, sottraendo utenti e interesse al nostro giovedì. Sarebbe stata necessaria una severa analisi, per orientare le scelte verso una riorganizzazione ed un restyling, ma abbiamo perso 2 occasioni importanti: il primo spostamento a contrada Santissimo, ed il secondo al Parco delle Acacie.

Valutando la situazione attuale, possiamo ammettere di aver sbagliamo l’approccio, il metodo, sfornando strategie e soluzioni di facile impatto (magari tutelando i piccoli interessi) senza tener conto degli obiettivi. Nel frattempo ne abbiamo depotenziato la forza commerciale ed abbiamo distrutto il Parco delle Acacie.

Negli ultimi anni il mercato è stato affrontato per emergenza, in coincidenza dei lavori in piazza o in conseguenza di azioni giudiziarie. E quando si mette mano per emergenza, senza progetto e senza visione strategica, si finisce per apportare ulteriore confusione. Credo sia arrivato il tempo di una attenta analisi, per ridefinire regole e modalità, per ridare slancio, vita e prospettiva al nostro mercato. Ma come dovrebbe essere un mercato utile e remunerativo per gli operatori, generatore di opportunità per i commercianti in sede fissa, ma comunque ordinato e civile? Forse dovrebbe tornare in piazza (non a caso fore o mercato) e nelle immediate vicinanze, dovrebbe essere ridotto di almeno 100 operatori, occupando un terzo della superficie, senza mezzi pesanti. Scrivere nuove regole è sempre impopolare, ma su questo tema abbiamo già fatto molti errori, perdendo tempo e denaro.

Dobbiamo immaginare nuovi scenari, dobbiamo viaggiare un po’ per analizzare realtà che hanno già vinto la sfida (il riferimento scontato può essere Piazza delle Erbe a Padova, ma ne esistono tanti altre) e dobbiamo avere la forza di cambiare modello. Ad oggi sembrano attivi oltre 200 operatori. Certamente troppi. Tra loro, moltissimi occupano uno spazio più ampio di quello autorizzato, con automezzi pesanti, ed un notevole danno per le casse comunali. Controlli sulle superfici e sulla regolarità dei pagamenti al Comune, basterebbero a ridimensionare il danno.

Ma la vera sfida da vincere è quella sui livelli di civiltà: fin quando avremo buste, cartacce ed il solito schifo, vincerà l’approssimazione e l’arroganza.

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