Sabato, 27 Apr 24

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Non sarà facile fare a meno della Di Fiandra

 

Non sarà facile abituarsi ad una biblioteca senza Assunta Di Fiandra, che della biblioteca “Cassese”, per quasi quarant’anni, è stata l’anima fondativa, la responsabile, la direttrice. Con una passione ed una professionalità, non disgiunta da una serrata determinazione. E fu principalmente grazie a queste doti che, dalla ‘preistoria’ di un centro rete di diffusione e prestito librario (realizzato dalla lungimiranza di don Placido Tropeano) si è potuto realizzare e consolidare negli anni una prestigiosa istituzione culturale.

 

Ne parlo per esperienza diretta e con chiara cognizione, avendo percorso nella biblioteca di Atripalda (in verità sin dal Centro di Lettura amorevolmente tenuto dal maestro Benigno Basoccu) tutte le tappe, da scolaro utente, fino a qualche responsabilità amministrativa negli anni ’80 (come consigliere delegato e sindaco) sostenendo tutte le iniziative tese  a sviluppare ed arricchire l’istituzione.

In questo costante processo di ammodernamento, che portò nel ’74 all’emeroteca e poi alla sezione d’archivio (archivio storico comunale e donazione Capozzi, insieme ad altre donazioni ‘minori’), fino alla mediateca, alla diffusione del libro nei quartieri periferici, all’avviamento alla lettura dei bambini, fu sempre in  prima linea, con sagace ed intelligente entusiasmo, Assunta Di Fiandra.

Si deve a lei, perciò, in larghissima parte, se la Biblioteca Cassese, in poco più di trent’anni, si è imposta tra i centri culturali di eccellenza in Irpinia ed in Campania. Per la consistenza del patrimonio librario ed archivistico, la qualità dei servizi resi all’utenza cittadina e regionale, la qualificata collaborazione a centri di ricerca ed Università: con una capacità di attrazione di finanziamenti pubblici (nazionali e regionali) e donazioni private, che ha fino ad oggi ‘mascherato’ le croniche, per quanto talvolta ingiustificate, penurie di bilancio.

Negli ultimi anni, in verità, si era registrato qualche colpo a vuoto, ‘inspiegabili’ eventi, inerzie, silenzi (sulla sicurezza dei magazzini, la dotazione di risorse e di personale qualificato, l’igiene delle sale di consultazione, la soppressione della mediateca, l’aggiornamento del patrimonio non solo librario, ecc) che rischiavano di compromettere, insieme al ‘decoro’ la funzionalità stessa dei servizi offerti.

Questioni sulle quali la direttrice Di Fiandra aveva costantemente (e spesso inutilmente) sollecitato le Amministrazioni. Sarebbe interessante rileggere le relazioni annuali indirizzate ai sindaci dal 1980 in poi, fino all’ultima (questa con un po’ di comprensibile amarezza) del 28 agosto scorso. Se ne ricaverebbe  uno spaccato di vita civile che ha segnato la storia culturale di Atripalda negli anni cruciali della ricostruzione post sismica. La dottoressa  Di Fiandra e lo staff di collaboratori consegnano alla Città, nonostante tutto, una istituzione culturale efficiente e prestigiosa: di questo Atripalda deve essere grata.

E sarebbe veramente un peccato che un così ricco patrimonio di esperienza e di conoscenza possa rischiare di essere disperso.

Raffaele La Sala

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