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Sentenza shock: la Civita torna ai privati

Il Tar ha nuovamente stabilito che oltre 2 ettari dell’antica Abellinum devono essere restituiti alla famiglia Dello Iacono

La Civita ha un'estensione di 250mila mq.

Proprio come due anni fa, torna violentemente d’attualità il destino di una parte, pari a circa un decimo (24.000 mq.), dell’area degli scavi dell’antica Abellinum (250.000 mq.). Da martedì prossimo, infatti, secondo una nuova sentenza del Tar di Salerno, un terreno della Civita sarà restituito, attraverso un commissario appositamente nominato, alla famiglia Dello Iacono (anche se pare che sia già stato ottenuto un rinvio con... la scusa della catalogazione dei reperti).

La vicenda affonda le radici nel 1974, quando furono rinvenuti per la prima volta i reperti archeologici nell’area della Civita. La scoperta fu fatta durante i lavori di costruzione di una serie di villette residenziali e l’intervento fu prima bloccato dai Carabinieri e poi dalla Sovrintendenza archeologica che appose il vincolo. La famiglia Dello Iacono, oppostasi sin dall’inizio ai vari decreti di esproprio per pubblica utilità emanati dal Ministero dei Beni culturali contestando l’importanza dei ritrovamenti, nonostante un lauto risarcimento di oltre 8milioni di euro (tra l’altro riscossi, per un errore, due volte ed oggetto di un altro contenzioso), ha continuato a coltivare il ricorso. Il danno che ne deriverebbe se l’area archeologica dovesse realmente tornare nelle mani dei vecchi proprietari è enorme sia sotto il profilo storico, sia sotto quello economico che lavorativo (attualmente fra custodi e assistenti sono 20 gli addetti agli scavi) ragion per cui la preoccupazione è notevole, tuttavia un po’ tutti sono sempre convinti che, in fondo, si tratti solo di una questione di soldi e cioè che basterebbe ridefinire i termini del risarcimento economico per rimettere le cose a posto.

Il sindaco Laurenzano, appresa la notizia solo mercoledì scorso, ha espresso stupore: «Dobbiamo mobilitarci nuovamente per tutelare l’antica Abellinum, patrimonio storico e archeologico di Atripalda, della provincia di Avellino, ma anche e soprattutto di tutto il Paese. Una sentenza che mi lascia sconcertato e che non deve passare sotto silenzio - continua il sindaco - approfondiremo le motivazioni di questa decisione, invitando il Ministero per i Beni e le Attività culturali, a trovare una soluzione che possa preservare il nostro patrimonio collettivo. Ho intenzione di coinvolgere su questa problematica tutti i capigruppo consiliari, giacché è una questione che deve interessare tutta la cittadinanza. Purtroppo, in questa querelle, l’Amministrazione comunale non ha poteri e voce in capitolo, ma non posso certo rimanere a guardare in silenzio. Dispiace, soltanto, aver appreso con oltre dieci giorni di ritardo da parte della Soprintendenza, la decisione del Tar».

Il provvedimento del Tar ordina la restituzione del fondo ai proprietari Dello Iacono e nomina un Commissario ad acta per l’ipotesi di mancata restituzione spontanea (il commissario ad acta, nominato per eseguire la sentenza del Tar, restituirà i terreni ai proprietari il prossimo 17 maggio alle ore 12, presso la proprietà Dello Iacono in Atripalda, alla via Civita) mentre l’Avvocatura Generale dello Stato ha comunicato la sentenza alla Soprintendenza Archeologica di Avellino con una propria nota, nella quale suggerisce alla stessa Soprintendenza di attivare una nuova procedura espropriativa, legittimata dal fatto che sul terreno in questione siano state rinvenute emergenze archeologiche e ci siano i presupposti della pubblica utilità.

Nella mattinata di giovedì, il sindaco ha incontrato alcuni capigruppo consiliari (erano presenti solo Prezioso di FLI, Spagnuolo dell’UDC e Di Pietro in rappresentanza del Centrosinistra) e, a seguire, ha convocato una conferenza stampa a cui hanno partecipato Iaione, Palladino (assessore comunale alla Cultura), Biazzo (consigliere provinciale ed ex assessore alla Cultura di Avellino) e Del Mastro (assessore provinciale alla Cultura) nella quale è stato annunciato che, insieme alla Provincia e alla Regione, si darà corso ad ogni azione possibile per salvaguardare Abellinum.

Il giorno precedente, però, il primo cittadino aveva già interpellato Iaione, capogruppo consiliare de Al Centro, nella qualità di avvocato. «Il Comune non può fare nulla - ha dichiarato Iaione - perché non ha alcun potere nella vicenda. L’errore, a mio parere, lo ha fatto l’Avvocatura generale dello Stato che, anziché impugnare la sentenza emessa dal Tar nel 2009, ha suggerito al Ministero dei Beni Culturali di emanare un nuovo decreto di esproprio per pubblica utilità, utilizzando, fra l’altro, una procedura ritenuta successivamente illegittima dalla Corte Costituzionale. Il Ministero, adesso, dovrebbe emanare un nuovo decreto, in maniera corretta, ma, contestualmente, impugnare anche la sentenza».

L'ultima sentenza del Tar di Salerno

La sentenza del 2009

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