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La basilica paleocristiana ritorna a splendere

Oggi pomeriggio in Municipio la presentazione della campagna di recupero e valorizzazione degli scavi di vico San Giovanniello. L’incontro promosso dall’Amministrazione vedrà la partecipazione di diversi esperti che hanno preso parte al progetto

I resti della basilica paleocristiana

Nuova luce al centro storico di Atripalda. Dopo aver ospitato in maniera suggestiva il presepe vivente lo scorso 3 e 4 gennaio, il complesso degli scavi di vico San Giovanniello sarà al centro di un convegno promosso dall’Amministrazione comunale dal titolo “La Basilica Paleocristiana di Atripalda, da Sant’Ippolisto a San Sabino”. L’incontro, organizzato in raccordo con il Ministero per i Beni culturali, la Soprintendenza e la partecipazione della Pro Loco, si terrà a partire dalle ore 16:00 presso la sala consiliare di Palazzo di città.

L’incontro aperto a tutta la cittadinanza nasce proprio per illustrare il completamento dei lavori di riqualificazione del prezioso sito archeologico. Moderati dal presidente di “Irpinia Ritrovata” Gerardo Troncone, oltre al sindaco Paolo Spagnuolo e al delegato ai Beni culturali Lello Barbarisi, tra gli interventi previsti figurano diversi specialisti: l’arch. Matteo Sessa, responsabile della stesura del progetto e della realizzazione dei lavori, relazionerà sulla tipologia di intervento e sul restauro dell’area; il dr. Giuseppe Muollo offrirà una panoramica sulle fasi del processo di cristianizzazione nella Valle del Sabato; La dott.ssa Maria Fariello, invece, entrerà nello specifico del cuore archeologico dell’area, ovvero la Basilica paleocristiana. La conclusione dei lavori del convegno, infine, sarà affidata alla dott.ssa Adele Campanelli, Sovrintendente per i Beni archeologici di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta.

L’attuale centro storico atripaldese corrisponde, infatti, alle necropoli urbane della città antica, Abellinum, posta sulla collina, la cosiddetta Civita, che si estende dall’attuale rampa S. Pasquale lungo gran parte di via Manfredi. Fu proprio presso la zona conosciuta come Capo La Torre, al di là della riva destra del fiume Sabato, che si insediò un nucleo paleocristiano dotato di un’importante basilica. Quello che oggi si vede dagli scavi dovrebbe corrispondere circa al 40% della struttura originaria. A giudicare dagli enormi pilastri, sottolinea l’arch. Sessa, l’edificio si estendeva fin sopra la collinetta sovrastante, fino all’ingresso dell’attuale municipio. A riprova di ciò, c’è a testimonianza la piccola basilica a due absidi realizzata postuma innestata su un piccolo pilastro dell’edificio vero e proprio: le dimensioni di quest’ultima dovrebbero corrispondere a 20–25 volte in meno dell’edificio originario, dotata di una campata centrale di 12 metri.

I lavori, rientranti nel complesso del piano riguardante tutta la domus atripaldese finanziato dai fondi POIN europei (il Comune ha partecipato al 5%, ndr), hanno portato alla realizzazione di una nuova recinzione e al consolidamento dei muretti perimetrali con dei nuovi punti di osservazione, all’istallazione di pannelli informativi per turisti e scolaresche, a una nuova pavimentazione, oltre a una generale pulizia dell’area. Gli scavi, interrotti più volte nel post terremoto, hanno portato alla luce nel corso degli anni tutto quello che si è riuscito a salvare dalle nuove costruzioni che molto hanno distrutto. Il lato dell’abside, ad esempio, è stato completamente recuperato, come nota la dott.ssa Fariello, ma molto ancora è andato perso nel tempo.

I resti della basilica paleocristiana I resti della basilica paleocristiana

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