Venerdì, 29 Mar 24

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Laurenzano: Abbiamo voltato pagina

Il sindaco spiega le ragioni del rimpasto: La ricreazione è finita, adesso non abbiamo più alibi

Laurenzano

Si volta pagina, si cambia registro: il sindaco Laurenzano chiede a tutti, anche alle opposizioni, più impegno e collaborazione nel difficile compito di disincagliare l’Amministrazione garantendo lui per primo più presenza e più attenzione su ogni questione. Il primo cittadino, attraverso una conferenza stampa convocata lunedì scorso a Palazzo di città (fra le rimostranze di alcuni esponenti dell’opposizione a cui è stata negata la possibilità di assistere), ha voluto innanzitutto spiegare le ragioni del rimpasto in giunta, gli obiettivi che si è posto per i prossimi tre anni e soprattutto mettere tutti di fronte alle proprie responsabilità. A cominciare da chi all’indomani del rimpasto ha dato segnali di nervosismo e disappunto perché d’ora in poi è vietato fermarsi. «Spero che da adesso in avanti – ha esordito nella premessa il sindaco – chi crede di avere qualcosa da dire o da chiedere lo vorrà fare nella sede competente, il Consiglio comunale, assumendosi la responsabilità delle sue scelte. La città mi ha eletto per fare il sindaco e per dare risposte, non per perdermi dietro altre questioni. E d’ora in avanti è proprio ciò che farò. I primi due anni mi sono serviti per fare esperienza, nessuno è nato “imparato” e nemmeno io, ma adesso si cambia registro. Voglio più impegno, più presenza in Municipio, più attenzione e più risultati, il lavoro non manca e chiunque ha voglia di impegnarsi può farlo sia da assessore che da consigliere. E ciò vale anche e soprattutto per me, finora forse ho “delegato” un po’ troppo, convinto che agire coralmente, indipendentemente dal ruolo, fosse il sistema migliore per governare. Devo ammettere, tuttavia, che su molte questioni si registravano ritardi inaccettabili. Le opposizioni sostengono che Atripalda ha cento problemi, io dico che invece ne ha mille, ma non si risolvono né con le parole, né con la bacchetta magica, servono idee e impegno. Ed allora invito tutti a collaborare per il bene della città. L’alternativa quale sarebbe? Dichiarare dissesto e mettere la città nelle mani di qualcuno che deciderà a tavolino cosa vendere e chi dovrà essere pagato? O magari affidarmi ad un’agenzia esterna che metta sul mercato il nostro patrimonio? Se permettete, allora, vorrò farlo io questo lavoro, nei prossimi tre anni, sperando di riuscire a farlo meglio perché conosco questa città e ciò che si può fare».

Sindaco, intanto quali sono stati i criteri che ha seguito per il rimpasto?

«Premesso che non sono riuscito a trovare una soluzione che potesse mettere tutti d’accordo, compreso me, ho cercato di muovermi, consigliandomi col capogruppo Tomasetti, tenendo presenti due aspetti: le priorità da affrontare e la disponibilità ad impegnarsi. Garantisco che la politica è rimasta fuori da questa vicenda, non ho coinvolto nessun altro e non mi sono fatto condizionare da pressioni esterne. Tutta la maggioranza sapeva già da alcuni mesi che ero orientato ad apportare dei cambiamenti, peraltro già concordati all’indomani delle elezioni, e tutti, sottolineo tutti, mi hanno garantito disponibilità e collaborazione. Se è cambiato qualcosa in questi mesi o se è stato solo un modo di dire non è affar mio. Da parte mia ribadisco alcuni concetti: non ho subìto ricatti da nessuno, non ho tenuto conto di logiche politiche e l’eventualità del ricorso ad assessori esterni è stata presa in considerazione esclusivamente valutando competenza e disponibilità. Fra sei-otto mesi tireremo le prime somme e se ci saranno da apportare ulteriori correttivi lo farò».

Quali sono le priorità?

«Sono quelle sotto gli occhi di tutti e proprio per questo incidono pesantemente sul giudizio che la città si fa rispetto all’operato dell’Amministrazione: rifiuti, traffico e emergenza economica. E sono partito proprio da quest’ultimo aspetto che, per le ragioni a cui facevo riferimento prima, non può prescindere dalla valorizzazione del patrimonio comunale. Per raggiungere questo scopo fondamentale nell’arco di tre anni ho pensato di affidarmi all’assessore Adamo, ovvero un tecnico che lavora al Catasto, che già mi sta dando una grossa mano anche nella lotta all’evasione tributaria raccogliendo buoni frutti. E per la delega alla cultura di Adamo avevo inizialmente pensato alla prof.ssa Napoletano per via della sua esperienza nel settore e per la sua disponibilità di tempo da spendere sul Comune. Successivamente mi sono reso conto che una delega all’esterno avrebbe potuto creare problemi e c’ho ripensato affidando successivamente la cultura alla dott.ssa Palladino. Per i rifiuti ed il traffico, invece, ho pensato a De Vinco e Aquino: il primo perché finora si è distinto per impegno e voglia di fare; il secondo, al quale ho conferito anche il ruolo di vicesindaco, perché ha grande esperienza sia amministrativa che politica».

Per il ruolo di vicesindaco non aveva pensato all’assessore Di Pietro?

«Inizialmente sì. Venuta meno la delega esterna alla Napoletano mi sono reso conto che una componente politica, quella proveniente dai Diesse, ne usciva un po’ penalizzata ed ho deciso di controbilanciare affidando il ruolo di vicesindaco ad Aquino».

La Napoletano avrebbe preso il posto di Foschi in giunta?

«Non avrei avuto altra scelta. Tuttavia l’avvicendamento di Foschi non aveva ragioni amministrative perché avrebbe conservato le deleghe alla pubblica istruzione, allo sport ed al tempo libero anche fuori dall’esecutivo».

Dunque smentisce di aver subito pressioni da De Luca, Sena e De Simone?

«De Luca mi ha telefonato ma ho preferito fare di testa mia. Sena non l’ho né visto, né sentito. De Simone mi ha cercato ma non siamo riusciti a parlare».

Per due che entrano (De Vinco e Aquino) ve ne sono due che escono: Landi e Palladino. Perché?

«Premetto che mi dispiace sinceramente, sono scelte difficili, ma non potevo fare diversamente. Spero che la nomina nel Consiglio di amministrazione del Consorzio dei servizi sociali potrà bastare a limitare la giustificabile delusione della dott.ssa Palladino, che conserva tuttavia le deleghe alle periferie e ad Alvanite, a cui aggiunge anche quella alla cultura, restando così fortemente impegnata. Mentre rammento a me stesso che il vicesindaco Landi ha rassegnato pubblicamente le dimissioni da vicesindaco, dimissioni che non ha più ritirato nonostante altrettanto pubblicamente il capogruppo Tomasetti ed io le avessimo respinte. Ho, pensato, perciò che Landi fosse rimasto della sua opinione ed ho agito di conseguenza ritenendo, tuttavia, che potesse continuare ad occuparsi di bilancio come ha fatto finora anche fuori dalla giunta».

Landi, però, ha rifiutato…

«Se la ragione del suo rifiuto è l’opportunità che la delega al bilancio venga gestita all’interno della giunta non la ritengo valida. E, comunque, a mio giudizio sarebbe più corretto che Landi almeno completasse l’attuale esercizio finanziario per evitare avvicendamenti in corsa».

E se Landi non farà passi indietro a chi andrà la delega al bilancio?

«In questo caso la tratterrò io per il tempo necessario ad individuare un tecnico esterno a cui affidarla perché non è una materia sulla quale mi sento di avere particolare competenza».

Perché ha confermato in giunta Guerriero, Troisi, Di Pietro e Adamo?

«Guerriero segue egregiamente i Servizi sociali. Troisi oltre ad avere una notevole esperienza amministrativa ha ottimi rapporti con la Regione Campania che ci tornano molto utili nel settore dei lavori pubblici. Adamo dovrà seguire un settore chiave che è quello del patrimonio e che oggi si riconosca in un altro partito come Sinistra democratica per me non significa nulla perché è entrato in giunta nel 2007 in quota Diesse. Di Pietro, invece, è un alleato politico e revocarlo dall’incarico di assessore avrebbe significato rompere il patto elettorale con i Socialisti».

Quali impegni si sente di assumere di fronte alla città?

«Massima attenzione, massima indipendenza, maggiore presenza sui problemi quotidiani. Ma oltre alle critiche mi aspetto più collaborazione da tutti, altrimenti non si capirebbe cosa ci stiamo a fare».

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