Lunedì, 29 Apr 24

Tu sei qui:

Domenica 25 settembre 2011

Dal libro del profeta Ezechiele (18,25-28)
Così dice il Signore: «Voi dite: "Non è retto il modo di agire del Signore". Ascolta dunque, casa d'Israele: Non è retta la mia condotta o piuttosto non è retta la vostra? Se il giusto si allontana dalla giustizia e commette il male e a causa di questo muore, egli muore appunto per il male che ha commesso. E se il malvagio si converte dalla sua malvagità che ha commesso e compie ciò che è retto e giusto, egli fa vivere se stesso. Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse: egli certo vivrà e non morirà».
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési (2,1-11)
Fratelli, se c'è qualche consolazione in Cristo, se c è qualche conforto, frutto della carità, se c'è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi. Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l'interesse proprio, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù:
egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall'aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore! », a gloria di Dio Padre.
Dal Vangelo secondo Matteo (21,28-32)
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: `'Figlio, oggi va' a lavorare nella vigna". Ed egli rispose: "Non ne ho voglia". Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: "Sì, signore". Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».

IL VANGELO DEL 25 SETTEMBRE 2011
Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, va' oggi a lavorare nella vigna. Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò. Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Non ne ho voglia- ma poi, pentitosi, ci andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre? Dicono: L'ultimo".
Il figlio della parabola che dice sì e fa no rappresenta coloro che conoscevano Dio e seguivano la sua legge, ma poi all'atto pratico, quando si è trattato di accogliere Cristo che era "il fine della legge", si sono tirati indietro. Il figlio che dice no e fa sì rappresenta coloro che un tempo vivevano fuori della Legge e della volontà di Dio, ma poi, davanti a Gesù, si sono ravveduti e hanno accolto il Vangelo. Di qui la conclusione che Gesù tira davanti ai "principi dei sacerdoti e anziani del popolo": "In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passeranno avanti nel regno di Dio".
Quello che a Gesù preme inculcare con quella sua parola, lo dice chiaramente alla fine: i pubblicani e le prostitute si sono convertite alla predicazione di Giovanni Battista; i principi dei sacerdoti e gli anziani no. Il Vangelo non ci spinge dunque a promuovere campagne moralistiche contro le prostitute, ma neppure a scherzare con il fenomeno, quasi fosse una cosa da nulla.
Oggi, tra l'altro, la prostituzione si presenta sotto una forma nuova che riesce a far soldi a palate, senza neppure correre i tremendi rischi che sempre hanno corso le povere donne condannate alla strada.
Questa forma consiste nel vendere il proprio corpo, rimanendo tranquille dietro una macchina fotografica o una telecamera, sotto la luce dei riflettori.
Quello che la donna fa quando si presta alla pornografia e a certi eccessi della pubblicità è un vendere il proprio corpo per gli sguardi, anziché per il contatto. È prostituzione peggiore di quella tradizionale, perché si impone pubblicamente e non rispetta la libertà e i sentimenti della gente.
Ma fatta questa doverosa denuncia, tradiremmo lo spirito del Vangelo se non mettessimo anche in luce la speranza che quella parola di Cristo offre alle donne che per le circostanze più diverse della vita (spesso per disperazione), si sono ritrovate sulla strada, vittime il più delle volte di sfruttatori senza scrupoli.
Il Vangelo è "vangelo", cioè buona notizia, notizia di riscatto, di speranza, anche per le prostitute. Anzi forse prima di tutto per esse. Gesù ha voluto che fosse così.

E-mail Stampa PDF