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Domenica 30 ottobre 2011

Dal libro del profeta Malachìa
Io sono un re grande - dice il Signore degli eserciti - e il mio nome è terribile fra le nazioni. Ora a voi questo monito, o sacerdoti. Se non mi ascolterete e non vi darete premura di dare gloria al mio nome, dice il Signore degli eserciti, manderò su voi la maledizione. Voi invece avete deviato dalla retta via. Voi siete stati d'inciampo a molti
con il vostro insegnamento; avete distrutto l'alleanza di Levi, dice il Signore degli eserciti. Perciò anche io vi ho reso spregevoli e abietti davanti a tutto il popolo, perché non avete seguito le mie vie e avete usato parzialità nel vostro insegnamento. Non abbiamo forse tutti noi un solo padre? Forse non ci ha creati un unico Dio? Perché dunque agire con perfidia l'uno contro l'altro, profanando l'alleanza dei nostri padri?
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési
Fratelli, siamo stati amorevoli in mezzo a voi, come una madre che ha cura dei propri figli. Così, affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, mala nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari. Voi ricordate infatti, fratelli, il nostro duro lavoro e la nostra fatica: lavorando notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi, vi abbiamo annunciato il vangelo di Dio. Proprio per questo anche noi rendiamo continuamente grazie a Dio perché, ricevendo la parola di Dio che noi vi abbiamo fatto udire, l'avete accolta non come parola di uomini ma, qual è veramente, come parola di Dio, che opera in voi credenti.
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere. perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d'onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati 'gabbi" dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare "rabbi", perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate "padre" nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare "guide", perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

SPUNTI PER LA RIFLESSIONE

Chiunque è chiamato a svolgere un compito dentro la comunità deve farsi "amore che serve", imitando quale modello supremo Gesù, che per amore si è abbassato fino alla morte ed è stato glorificato dal Padre. Commovente a questo riguardo è la testimonianza di Paolo, che - perfetto imitatore di Cristo - svolge un servizio... materno, un servizio pronto a dare la vita per i suoi cristiani (11 lettura). La comunità cristiana è allora il luogo dove l'esperienza di Dio come Padre e l'esperienza della fraternità determinano e plasmano il modo di agire, di vivere, di relazionarsi reciprocamente, in un'atmosfera di famiglia. Dove, di conseguenza, nessuno potrà mai essere considerato un estraneo, un rivale. Ma un 'fratello per il quale Cristo è morto ". Un altro te stesso: "Amerai il prossimo tuo come te stesso " (Mt 22,39). Un altro Gesù: "lo avete fatto a me " (Mt 25,40). In questa comunità di discepoli tutti intenti ad accogliere la Parola di fratelli, di servi, l'amore che li lega e li fa famiglia si espande ad abbracciare ogni persona, amata da Dio, in modo unico e irripetibile, e candidata all'incontro definitivo con Lui. "Per me ogni persona è come se fosse unica al mondo" ( Madre Teresa di Calcutta). Se noi cristiani vivessimo con più coerenza la fraternità reciproca e fossimo più accoglienti verso ogni uomo, quanti sentirebbero la nostalgia di far parte di questa famiglia!
La società di oggi - società dell'immagine, della facciata, dove l'importante è il look, il far bella figura, l'apparire - in che misura influenza e condiziona noi cristiani? La critica severa di Gesù ci tocca direttamente e in quali atteggiamenti e azioni? La nostra relazione con Dio e con Gesù, l'essere "con-fratelli e con-discepoli", fino a che punto è diventata convinzione profonda in noi e si riflette nei nostri rapporti concreti?

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