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Domenica 18 marzo 2012

Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 2,13-25

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e , là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con l pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: “ Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!”. I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: “Lo zelo per la tua casa mi divorerà”. Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: “Quale segno ci mostri per fare queste cose?”. Rispose loro Gesù: “Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere”. Gli dissero allora i Giudei: “Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e in tre giorni lo farai risorgere?”. Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.

Spunti per la riflessione…

Che cos’è un rito? – disse il piccolo principe. Anche questa è una cosa da tempo dimenticata – disse la volpe. “Un rito è quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora diversa dalle altre ore. C’è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedì è un giorno meraviglioso!Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza.” Mi sembrano suggestive queste parole tratte da “Il Piccolo Principe”, celebre racconto del francese Antoine de Sainte- Exupèrie: suggestive perché ci aiutano a capire meglio il rito che ogni domenica i cristiani compiono nelle chiese: e che in questo tempo di Quaresima assume un’importanza particolare. Appunto un rito è la celebrazione domenicale dell’Eucarestia. Ma che cos’è un rito? Un rito – diceva la volpe – “è quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora diversa dalle altre ore”. Perché è vero, si assomigliano tutti i nostri giorni: si assomigliano talmente che a volte noi siamo stanchi di questo nostro tempo sempre uguale. Accade infatti che la banalità della vita quotidiana spenga anche i sentimenti più grandi, riducendo alla fine ogni desiderio a cosa nota e scontata. Abbiamo allora bisogno di riti: abbiamo bisogno di giorni speciali che fermino questo tempo così uguale e ci facciamo ritrovare la freschezza degli inizi. Proprio così – speciale è la domenica per i cristiani: è il giorno del Signore, la Pasqua della settimana. E’ il giorno in cui i credenti si radunano per compiere un rito – il rito domenicale dell’Eucarestia – e in tal modo scongiurare l’inevitabile logorarsi del tempo, dando radici e consistenza a tutti gli altri giorni. In tal modo la domenica diventa per noi un giorno di festa, un giorno diverso dagli altri giorni. Ma non perché di domenica accada qualcosa di straordinario; non perché scompaiono le paure e le sofferenze di sempre. La domenica diventa per noi un giorno di festa perché di domenica noi impariamo a riconoscere in tutti i nostri giorni i segni della presenza di Dio: appunto come fecero quei contemporanei di Gesù che “vedendo i segni che faceva, credettero nel suo nome”.

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