Sabato, 27 Apr 24

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San Sabino conteso e le passioni sopite

Si registra una rinnovata attenzione verso il recupero di reperti e documenti relativi ad una delle pagine più note e nello stesso tempo più oscure della nostra storia, arricchita dai particolari contenuti in un denso volume di atti e saggi e da una scheda storica rinvenuta nei giorni scorsi da Enzo Angiuoni

La prima pagina della scheda storica su San Sabino di Canosa

Vorrei partire dalla fine e cioè dalla conclusione del mio ultimo intervento a margine dei due convegni settembrini sul San Sabino di Atripalda (o se si preferisce di Abellinum). Scrivevo: “Si tratterebbe di rispondere alla domanda - per quanto ne so mai posta - di quando Atripalda ha cominciato a solennizzare il 9 febbraio: se prima o dopo l’incursione settecentesca nella cronotassi episcopale di Canosa. La ricostruzione del tremendo conflitto tra clero avellinese ed atripaldese, attizzato da ragioni che, al di là dell’orgoglio campanilistico, andavano ben oltre il sacro, potrebbe – anche sulla base di nuove fortunate indagini archivistiche - aprire un proficuo terreno di indagine. Se ne parlerà, prima o poi, in un nuovo convegno…”.

Un convegno che - mi permetto di aggiungere - andrebbe preparato con nuovi studi preliminari, strumenti di rilevazione scientifica e un pizzico - che non guasta - di buon senso comune. A patto che tutti siano disposti a rinunziare a verità semplificate e certezze presunte che, negli ultimi quattro secoli, equivoci, sovrapposizioni e ardori campanilistici hanno contribuito a rendere sempre meno trasparenti. Tutti, ad Atripalda, Avellino e… Canosa. Fatta questa premessa saluto con personale compiacimento l’interesse ed il fervore che sembrano riaffacciarsi per una delle pagine più note e nello stesso tempo più oscure della nostra storia cittadina, alla quale un’indagine seria (certo anche quelle suggerite dal reverendissimo parroco canosino don Felice Bracco, ma anche da Sabino Tomasetti e da Gennaro Passaro) non può che portare giovamento. Indagini lunghe, non immediatamente risolutive e ricerche complesse, delle quali tuttavia pure ci ha dato un significativo assaggio il denso volume di atti intitolato San Modestino e l’Abellinum cristiana (titolo in parte fuorviante, se per almeno tre quarti è dedicato ai martiri di Atripalda Ippolisto e compagni ed al vescovo Sabino). Tra l’altro il volume, nel proporre alcuni dei contributi più importanti sullo Specus Martyrum, sulla Basilica ed il cimitero paleocristiano di Atripalda chiarisce il contesto e la scena sulla quale si manifesta la riconosciuta santità, ‘a furor di popolo’, del vescovo Sabino, del quale una costante memoria collettiva identificava la ‘casa’, proprio dove una fortunata campagna di scavo (che mi faccio merito di aver agevolato) ha consentito di riportare alla luce imponenti evidenze archeologiche. Mi riferisco, in particolare, ai saggi di Francesco Barra, di Maria Fariello, Heikki Solin, Chiara Lambert, Armando Montefusco, Virgilio Iandiorio, Giuseppe Muollo e al ricco (per quanto solo esemplificativo) corredo di immagini che li accompagna. Volutamente tralasciando il contributo di Gennaro Passaro, in attesa che le auspicate indagini confermino poi, in buona parte, proprio le sue conclusioni.

In questa rinnovata attenzione verso il recupero di reperti e documenti, ovviamente al di là del loro intrinseco valore storico, va segnalata in questi giorni la apprezzabile iniziativa di Enzo Angiuoni che indirizza al direttore de “il Sabato”, ed idealmente consegna alla Città, una scheda storica relativa al culto di San Sabino di Canosa. Una scheda certo non risolutiva sul piano storiografico, ma non priva di curiosità, almeno per chi ha conosciuto solo il San Sabino d’Irpinia.

Torno al principio. Scipione Bellabona riferisce che San Sabino di Atripalda era festeggiato il 7 febbraio e solo più tardi la data era stata differita al 9. Chiarire perché avvenne (ed in quale circostanza) aiuterebbe, mi pare, a smontare uno dei principali argomenti invocati dalla storiografia canosina (e cioè la singolare e francamente improbabile coincidenza di due Sabino vescovi, morti lo stesso 9 febbraio). Ma la strada è lunga ed irta di insidie e sarà il caso di essere prudenti… Dovessero riattizzarsi passioni sopite…chi ci salverà? Ad Atripalda (ed a Canosa, immagino) invocheremo la paterna protezione di San Sabino… ognuno il suo.

Raffaele La Sala

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